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ZANZIBAR: tra profumi di spezie e di Africa.

  • Immagine del redattore: Terry
    Terry
  • 1 mar 2023
  • Tempo di lettura: 7 min

 

Quante volte ho espresso il desiderio di andare a Zanzibar! Mi affascinava la terra delle spezie, il fenomeno delle maree e la terra natale del grande Freddie Mercury!


Ci sono riuscita proprio perché ho molto più tempo libero: i periodi fruibili sono limitati e vale la pena visitarla nel pieno della sua stagione.



Zanzibar è stato un soggetto politico distinto prima dell'unificazione con la Tanzania. Fu parte del sultanato omanita,

Poi protettorato britannico, una monarchia e infine annesso alla repubblica della Tanzania.


Il nome Zanzibar deriva probabilmente dal termine persiano 'zanj' con cui i persiani denominavano gli africani e che diventò 'zang-i-bar' cioè terra dei neri.


Zanzibar ha avuto influenze arabe, persiane bantu ed è la più rappresentativa della cultura swahili la cu lingua è alla base degli scambi commerciali tra Africa e Asia e che ancora oggi è parlata e usata in tutta l'Africa orientale.


I portoghesi nel '400 colonizzarono l'isola facendola diventare la base della Rotta delle Spezie e del mercato degli schiavi sostituendosi agli arabi: i portoghesi hanno creato danni in tutto il mondo!


Nel '600 la conquista da parte del sultanato dell'Oman intensificò il traffico di spezie, avorio e soprattutto di schiavi; essi venivano tenuti per cinque giorni in loculi di pochi metri, incatenati collo e piedi in modo da non potersi muvere molto; venivano frustati per testare la loro robustezza e chi non moriva veniva poi mandato in terra d'Africa per la compravendita.



Sotto il regno Omanita la capitale cambiò tanto che Muscat fu sostituita da Stone Town, l'odierna capitale Zanzibarina.


Dicembre e Gennaio sono i periodi migliori, la temperatura è estiva ma non equatoriale, l’umidità non ha ancora  fatto capolino.


Un viaggio di otto ore in aereo, di notte dove è impossibile dormire. Anche in prima classe i posti non sono molto ampi e in classe turistica si è troppo stretti. I cuscini a ciambella per l’aereo non sono molto comodi per me. Sono atterrata di mattina presto e tra controlli e un’ora di navetta sono entrata nel resort verso le dieci abbastanza stravolta.


Per fortuna la camera era subito pronta e mi sono concessa un’ora di riposo. Pranzo e subito

a vedere il mare.



Uno schock! La bassa marea aveva lasciato posto a una vasta area di poltiglia di sabbia bianca e tantissime alghe.


Non proprio quello che mi aspettavo da un’isola affacciata sull’oceano indiano.


Per fortuna mi hanno detto che quello era l’apice della bassa marea, non solo della giornata ma della settimana.

 

Le maree seguono il corso della luna e quando si avvicina luna piena sono più basse pur susseguendosi per l'intera giornata.


Ho trovato addirittura una tabella con gli orari delle maree di una intera settimana, un pò come le previsioni del tempo.

 

Il mare durante questo momento dona sfumature incredibili: dal bianco accecante della sabbia fine come la farina, al verde delle alghe, alle strisce di azzurro, blu o verde intenso a seconda della profondità del mare. 

 


Sulla spiaggia ampia e bianca ci sono i famosi ‘beach boys’ che in realtà sono uomini e donne. I ragazzi vendono pacchetti di escursioni, massaggi o braccialetti; le donne invece sono più imprenditoriali!


Loro hanno i negozietti concentrati in alcune zone a ridosso della spiaggia a cui danno nomi occidentali: c’è Chanel, Alberobello, Ikea a seconda della merce che vendono.


Da Chanel si trovano spezie e profumi, da Alberobello spezie e statuine in legno, da Ikea quadri e parei dipinti a mano.

Sono veramente intriganti con queste invenzioni.


Sono insistenti? Dipende da come rispondi e soprattutto dopo un paio di giorni che ti vedono non insistono più e ci si fa una bella chiacchierata.

 


Passano anche i Masai, alti e giovani coi vestiti tradizionali; si mettono così apposta per i turisti? Può darsi ciò non toglie che effettivamente siano un’etnia diversa: loro sono cristiani mentre tutti gli altri sono musulmani.




E un'isola povera e la povertà si vede dalle casette fatte in fango coi tetti di lamiera, molto resistente ma accumula molto calore.

Il guadagno mensile si aggira intorno ai 130/150 dollari al mese, se lavori, e tutti cercano di arrotondare vendendo qualcosa: per assurdo la benzina costa 1,10 dollari al litro ed è tantissimo in proporzione al salario.


Le donne e i bambini vivono tutto il giorno ai lati dei resort sulla spiaggia confezionando braccialetti, allattando e giocando. Vedere dei bambini liberi, felici, sorridenti come loro è una soddisfazione: giocano con quello che hanno a disposizione, una palla, i tronchi per fare la porta del campo, l’acqua del mare, le conchiglie.

 



Visitando la capitale, Stone Town , ci si rende conto delle condizioni in cui vivono. La strada che porta in città è costellata da capanne di fango con tetti in paglia e i ragazzi lavorano il legno oppure vendono frutta.


Qui la frutta non manca perché cresce bene come le spezie. Hanno mango, papaya, ananas, banane, passion fruit e un frutto chiamato Durian, Lo si apre ed è maleodorante però il sapore è squisito, basta superare l’impatto iniziale.

 

In città tutta la gente è riversata nelle strade, si vende di tutto, le strade sono da poco asfaltate, i negozietti di souvenirs o di beni locali sono dappertutto.

 


Le spezie ovviamente sono il fiore all’occhiello dell’isola: le piantagioni sono delle piccole foreste tropicali dove crescono, noce moscata, caffè, curcuma, chiodi di garofano, cacao, zenzero.


Le spezie non vengono usate solo per cucinare ma hanno anche proprietà terapeutiche e medicinali.

 


Comunque Stone Town riflette quello che è la situazione dell’isola. Le macellerie sono grandi stanze, la carne è a vista con mosche che girano ovunque e certamente l’igiene non è prevista.


Il pesce è in bella vista a terra dove donne cercano di vendere mostrando il pescato del giorno e dando la merce in sacchetti di plastica.

Le case sono fatiscenti, ma la gente è sorridente, non sembra infelice.



Si vedono donne col burqa ma anche donne solo col velo.


Stone Town vanta palazzi in architettura swahili dichiarati Patrimonio dell'Umanità ed è la capitale del 'taarab' un genere musicale con testi in swahili e musiche e melodie di ispirazione araba e indiana.

 

Qui si trova anche la casa natale di Freddie Mercury, il frontman dei Queen, nato Farrock Bulsara.


La famiglia originaria dell'India dovette spostarsi a Zanzibar per il lavoro del padre , cassiere della segreteria di stato per le colonie in quanto all'epoca l'isola era parte dell'impero britannico.


I Bulsara emigrarono poi nel Regno Unito durante la rivoluzione di Zanzibar per l'indipendenza. Di etnia parsi e di religione Zoroastriana: i parsi furono un popolo dell'Iran che dovette scappare con l'avvento dell'Islam. Fino al VII secolo la religione di Zarathustra era la più diffusa dell'Asia centrale dal Pakistan all'Arabia Saudita.

 



Tornando al mare si vedono spiagge ampie e il mare o è trasparente e cristallino come le Maldive, oppure polveroso perché le onde muovono la sabbia così fine che impolvera l’acqua. Lingue di sabbia bianca appaiono e scompaiono con le maree creando 'l'isola che non c'è'

 

Il resort è tutto ecosostenibile: i tetti di paglia, le camere con pavimenti e arredi in legno grezzo in stile tanzanese, gli ombrelloni ricavati mettendo un cono di paglia intorno alle palme, i lettini da spiaggia in legno e corda. Perfino la recinzione del campo di bocce è realizzata con pali in legno, la parte attrezzata con gli ombrelloni è riparata da paletti di legno.

Il legno che usano è il mango, leggero ma molto resistente in modo da non rovinarsi con la salsedine.  



Le barche sono dei rudimentali catamarani a vela che vengono guidati dai beach boys. Sono gli antesignani dei moderni catamarani giusto per sottolineare che con l’ingegno si può fare tutto.

 


A un centinaio di metri dalla spiaggia si può arrivare a lingue di sabbia bianca dove si trovano meravigliose stelle marine tutte colorate e di dimensioni diverse.


Il barcaiolo le ha portate sul bordo per ammirarle ma le abbiamo ai bianca rimesse in mare immediatamente per evitare di farle morire.



L'atmosfera e rilassante, ci sono pescatori, donne che raccolgono alghe rosse da esportazione ( usate anche nella cosmesi) e il rumore dolce del mare cristallino.



Ci sono anche donne che si divertono a fare shooting in pose assurde ma per fortuna non è la quotidianità.


Per capire meglio il loro modo di vivere sono andata a visitare una scuola nei pressi della spiaggia.


La scuola fu fondata nel 1973 e aveva soltanto 46 bambini: ora ospita piu di seicento tra bambini e ragazzi.


Attualmente ci sono 4 classi di asilo, sette classi di elementari e solo due di media. I ragazzi una volta completato le elementari vanno a lavorare per aiutare le famiglie: il lavoro degli insegnanti consiste nell'insegnare principalmente che si può costruire un futuro migliore se si continuano gli studi anche se le esigenze di sopravvivenza sono attualmente più importanti.



Le divise vengono fornite dal governo e spesso sono gli unici veri abiti che posseggono. Le femmine hanno tutte un velo a mantellina, quello che usano i musulmani per pregare, e i colori sono diversi a seconda del livello di istruzione.


Ci ha accolto il preside in un aula grande con un solo ventilatore, ci ha spiegato le loro difficoltà e ci ha fornito una mail diretta per poterli aiutare.


Il loro obiettivo a breve è quello di fornire i ventilatori a pala anche nelle classi perchè si muore di caldo e poi fornire a tutti un pasto che potrebbe rappresentare l'unico pasto proteico che avrebbero. Attualmente solo i bambini dell'asilo fanno la colazione a scuola.


Ho visto servire con un mestolo da una grossa pentola un pasto semiliquido color latte: questa cosa la vediamo sempre in televisione ma vederla al vivo acquista un significato più profondo e toccante.



Un'esperienza stimolante e ricca di emotività per quanto mi riguarda. I bambini dell'asilo, in pausa merenda, mi hanno attorniato, una bimba mi ha preso gli occhiali e gli altri intorno a guardare un cartoon che avevo sul cellulare.


Lasciarli mi è dispiaciuto, sarei rimasta con loro a giocare o a raccontare favole.


Purtroppo anche volendo, una cosa impossibile: la lingua ufficiale dopo l'indipendenza dal Regno Unito, è lo swahili.

L'inglese non lo sanno tutti e a scuola gli insegnamenti sono misti a partire dalle medie.


Questa visita mi è entrata profondamente e ha cambiato la prospettiva del luogo.

In ogni caso l'atmosfera che si respira è magica, le sensazioni di pace interiore ti rapiscono: è la sensazione che da l'incontro tra oriente e occidente.



Si dice che esiste il mal d'Africa ma io penso che l'Africa penetra così tanto nel profondo, un viaggio dentro noi stessi che ci rivoluziona: non è la mancanza di luoghi incantevoli, il mal d'Africa è la conseguenza di un percorso che attraversa noi.


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