CUORE DI PUGLIA: viaggio da Bari a Lecce visitando i luoghi più panoramici: prima parte da Bari a Matera.
- Terry
- 24 lug 2024
- Tempo di lettura: 10 min

Un viaggio fatto in primavera quando le temperature mi permettono di guidare da Bari a Lecce attraversando le aride colline delle Murge senza sudare ma godendo di tutte le bellezze naturali e architettoniche tipiche di questa parte della Puglia.
Si parte da Milano con l’idea di fermarsi una notte prima di arrivare a Bari ma la strada scorrevole ci permette di proseguire senza sosta fino al capoluogo pugliese.
La storia della città racconta che dopo varie tribù barbare primitive, nel 326 a.C.,arrivarono i Romani che inglobarono Bari nella Repubblica romana e la città divenne un ‘municipium cum suffragium’ quindi avente diritti civili e politici.
Dopo la caduta dell'impero romano d'Occidente, nel 476, arrivarono i popoli del nord: Ostrogoti e successivamente i Longobardi. Nell'847 a.C. la città capitolò nelle mani della dominazione Saracena. Per un quarto di secolo fu quindi capitale di un piccolo stato musulmano indipendente col suo emiro e la sua moschea. Fu infatti molto breve ma lasciò importanti tracce nell’architettura, nella cucina, nelle arti e nella lingua, soprattutto nel dialetto.
Nell' 876 fu la volta dei Bizantini che governarono fino al 1071 quando Bari fu conquistata dai Normanni che la rasero al suolo: l’unico edificio che restò illeso fu la Basilica di San Nicola, patrono di Bari e che accoglie all’interno le spoglie del Santo.
San Nicola è un santo importantissimo in tutta la regione, un po' come San Gennaro a Napoli. Il culto è molto sentito in queste zone e in quelle limitrofe.
Successivi ai normanni furono gli Svevi (tutti popoli del nord) il cui re Federico II si interessò a Bari, tanto da riconoscere la chiesa di San Nicola come sua cappella privata e da fortificare l’attuale Castello Svevo.
Anche gli Angioini arrivarono in puglia e questa terra visse un periodo molto buio con una lunga decadenza. Bari fu dilaniata dalle lotte dei signorotti locali e del clero.
Dopo molto tempo, varie lotte e dominatori, dagli Sforza a Ludovico il Moro, Bari fu conquistata dagli Aragonesi (dalla Spagna) dove regnò, come prima donna a governare la città, la duchessa Isabella D’Aragona che la abbellì fortificando anche le mura e il castello.
Si sa che anche i Borboni abitarono queste terre: le nozze del principe Francesco II di Borbone con la duchessa di Baviera, celebrate nei Giardini di Piazza Garibaldi, nella città di Bari, sono ricordate su una targa al Mercato del pesce.
Infine, il capoluogo fu dominato dai francesi e fu proprio Gioacchino Murat, diventato poi re, che costruì la parte fuori dalle mura chiamata oggi quartiere Murattiano.
I Francesi lasciarono molto alla puglia e a Bari; molte parole dialettale sono uguali all’omonimo in lingua francese così come molti cognomi si rifanno a parole tipicamente francesi.
La storia di Bari dalla sua fondazione ad oggi è stata infatti segnata dall’avvicendarsi di popoli, culture e tradizioni ancora oggi ben visibili nella città vecchia del capoluogo pugliese.
L’avvicendarsi di tutti questi popoli si può notare anche nelle persone: troviamo molte persone bionde con occhi chiari (nordiche) e molto scure con occhi scuri (saraceni).
Noi abbiamo alloggiato in centro, alle soglie di Bari vecchia, posizione perfetta per vedere come hanno ristrutturato la città dentro le mura originarie.
Sono rimasta molto sorpresa non solo per la bonifica del quartiere ma per l’ordine e la pulizia che fa invidia a certe città del nord.
Il centro storico ormai definito “Bari vecchia” è stata una piacevole scoperta col suo labirinto di stradine che un tempo furono sottovalutate ma oggi mostrano un riscatto culturale molto forte.
Entrando si passeggia sulla via Sparano, pulita, ampia e pedonale nonché cuore pulsante della città con tutte le boutique e i ristorantini.

La prima passeggiata l’abbiamo fatto costeggiando la muraglia del Castello Svevo, affacciato sul mare; di epoca medievale, fu una vera fortezza che fa parte della cinta muraria di Bari. Sul calare della sera i panorami sono affascinanti e da qui si può godere la vista del mare.

La sera ci fermiamo in piazza Mercantile da cui partono tutte le stradine che circondano e si irradiano in tutto il centro storico.
Il giorno dopo decidiamo di esplorare questo quartiere e non si può non imbattersi nei panifici che propongono la famosa f’cazz, la focaccia barese con i pomodorini interi sopra.
Impossibile anche incrociare la Strada della Pasta; è un vicolo del centro storico a pochi passi dal Castello Svevo, un luogo assai suggestivo e popolare dove le massaie, che qui ci abitano, sono intente a preparare le famose orecchiette a mano.
Le più conosciute sono Rosa, famosa per la brace accesa, Angela e Nunzia. Senza saperlo ho fotografato proprio Nunzia intenta a preparare le orecchiette, la pasta tipica da fare con le cime di rapa o al sugo. Il mio consiglio è di addentrarti e perderti in altri vicoli per scoprire che le orecchiette fatte a mano sono dietro ogni tenda di casa.
Quindi a mezzogiorno f’cazz e orecchiette poi giro al porto.

Qui ci sono i banchi dei pescatori che vendono il pesce fresco, quelli che battono il polipo sulle rocce per ammorbidirlo e i detti in dialetto scolpiti sulle travi in legno.
Il panorama è bellissimo, il mare pulito e tranquillo e si respira la calma che i baresi hanno nella vita quotidiana.
Non si può andare a Bari senza entrare nella Basilica di San Nicola, dedicata alla sua figura, venerata in tutto il mondo ed è solo una, forse la più importante, delle 25 meravigliose chiese di Bari Vecchia.
La seconda tappa di questo giro è dedicata al ritorno al paese natio ma si decide di non soggiornarvi e stare invece in una Masseria delle Murge non lontana da Castel del Monte.
Castel del Monte è un castello che fu fatto costruire da Federico II, imperatore del sacro romano impero e Re di Sicilia; il castello sorge sulla sommità di una collina e lo si vede all’orizzonte da molti angoli delle Murge.

La pianta è ottagonale e conta otto torri, otto facciate, otto grandi saloni e un cortile a forma di ottagono.
L’ottagono è una forma geometrica simbolica considerata intermedia tra il quadrato, simbolo della terra, e il cerchio che rappresenta l’infinità del cielo e quindi segnerebbe il passaggio dall’uno all’altro.
Ci sono molti misteri legati al castello riferiti soprattutto ai numeri di colonne, lati delle torri oppure ai simboli che si possono intravedere come il giglio, o una grande F che apparirebbe su un lato del castello. In molti pensano che sia stato costruito dai cavalieri Templari ma di sicuro sappiamo che Federico II conobbe Leonardo Fibonacci a Pisa e la sua teoria della famosa sequenza influenzò la costruzione. Ancora oggi questo intreccio di magia e leggenda non è stato risolto.
Io so che, quando sei davanti o dentro al castello, respiri un’aria di incantesimo e di stupore accompagnata dalla visione di tutta la valle sottostante.
Nelle Masserie Zucaro questo sentimento rimane. Ci troviamo in mezzo al parco delle Murge, in una masseria ristrutturata tutta bianca tipica del luogo. All’esterno bellissime piante di cactus e le rocce calcaree della zona.
Il parco è caratterizzato dalla roccia tenera, il cosiddetto "tufo" (il nome esatto è calcarenite), che ha svolto un ruolo essenziale nelle forme del paesaggio, disegnando rupi, valloni e grotte utilizzate dall’uomo sin dalla preistoria. La tecnica di costruzione era quella definita “architettura in negativo”, ovvero non si costruiva, ma si toglieva materia dalla roccia (scavandola), per ricavarne appunto delle strutture architettoniche.
Qui si trovano grotte del paleolitico (Grotta dei pipistrelli), villaggi risalenti al neolitico, alle età del bronzo e del ferro: tutti siti preistorici che raccontano la presenza umana fatta per lo più da pastori e mandriani. Per questo si trovano anche masserie, talvolta fortificate, i caratteristici recinti per pecore detti “jazzi”, cisterne, abbeveratoi e pozzi.
Nel Parco della Murgia esistono ben 150 chiese rupestri ma ciò che più stupisce è che sebbene siano nate come luoghi di culto, nel corso del tempo le chiese sono state utilizzate all’occasione come abitazioni o stalle per gli animali. Queste chiese rappresentano un’importante testimonianza della presenza, in particolare, di monaci benedettini, longobardi e bizantini.
Nelle masserie non c’è bisogno di aria condizionata perché i muri sono molto spessi, la proprietaria Annalisa è molto disponibile, gentile e solare. Solitamente sono persone del luogo di cui conoscono tradizioni, cibi, percorsi da fare a piedi, in bicicletta, a cavallo o fare birdwatching per assaporare la natura.
Non c’è televisione ma un giradischi con vinili di canzoni classiche.
La sera non ci si sposta, il tramonto è bellissimo per cui gustiamo la cena in masseria.
Il menu della cena consisteva ovviamente di orecchiette alle cime di rapa, salsiccia di spinazzola, dolce al miele locale e vino della masseria.
Quello che so, perché mi è stato raccontato dai contadini del luogo, è che quasi tutti i contadini avevano una rifugio (tipo trullo) sulle murge, che serviva loro da ristoro dal sole, riparo per la pioggia e luogo in cui stare tutto il periodo che le di pecore pascolavano in altura a brucare. Il ritrovo col vino bevuto a canna e il formaggio di pecora erano un modo per socializzare (a canna deriva dal fatto che si mette un pezzo di canna nel tappo per portarlo alla bocca e bere il vino senza sgocciolare)

I racconti arrivano dagli zii del paese dove siamo tornati a visitare i luoghi dell’infanzia (non mia). Il paese si chiama Spinazzola ed è adagiato su un’altura quasi al confine con la Basilicata.
Non si sa ancora se Spinazzola corrisponda alla stazione romana “Ad Pinum” oppure a un sito chiamato “Opinum”.
Il paese ha molte fontane, Dirolla, Pilone ecc. e un bellissimo borgo antico medievale che è stato da non molto restaurato.
Ricordo anni fa che questa zona era chiamata Il Castello ma era completamente diroccata e quasi disabitata. Ora è diventata un angolo molto caratteristico dove si passeggia con piacere.
Ovviamente non ci si può esimere dai pranzi o cene che qui si fanno cucinando le delizie del posto: dai pomodorini, all’olio, agli involtini di cavallo in sugo, tutto ha un sapore vero che ci fa ricordare quanto i cibi locali si riappropriano dei sapori e degli odori originali.
La salsiccia di Spinazzola a punta di coltello è una delle specialità più famose e la si fa proprio riempiendo il budello di maiale con la carne tagliata a coltello e non macinata: una vera prelibatezza.

L’intento principale era di essere vicino anche a Matera.
Che dire di questa meraviglia del mondo? Tante cose a cominciare dalla sua storia che arriva quasi ai giorni nostri perché Matera è stata scoperta e valorizzata da non molti anni.
Matera, lo sappiamo tutti, è la città dei Sassi che in realtà formano due anfiteatri naturali scavati nella roccia: è tra le poche città nel mondo che è stata abitata con continuità dalla preistoria precisamente dal paleolitico. Nel suo museo sono esposti reperti provenienti dai villaggi della Murgia del neolitico che testimoniano la vita umana presente già nel VI millennio A.C.
Tutta la città vecchia è stata scolpita in negativo, come nelle Murge, considerando i Sassi un esempio di questa costruzione dove scavare invece di costruire. I sassi sono tutte grotte in cui vissero nuclei di persone che condividevano la casa con gli animali considerati molto importanti e che si aggiungevano a famiglie numerose spesso formate da dieci persone.
Le testimonianze sono visibili avendo mantenuto all’interno i segni della vita di un tempo. In una grotta ci stava tutta la famiglia, il focolare per cucinare e le bestie da allevare. Una vita dura in ‘caverne’ molto umide e fredde. Nonostante questo, la città, possedeva un impianto di raccolta d’acqua che riusciva, attraverso una fitta rete di canaletti e cisterne molto capillare, a portare acqua ovunque. Un esemplare di questo sistema è il ‘Palombaro’ lungo, un gioiello di ingegneria idraulica che fu dismesso soltanto nel 1927 quando arrivò l’acquedotto pugliese.

Per questo esiste una Matera sotterranea con 1200 mq scavati nella calcarenite al di sotto del centro storico con grotte, strade, cisterne e luoghi di culto dove luci e ombre si alternano in un intreccio affascinante.
I materani erano estremamente poveri, un luogo in cui il tasso della mortalità infantile era tra i più alti di Italia tant’è che le persone dei paesi intorno mi raccontano che, quando arrivavano nei paesi vicini, li indicavano col dito in modo dispregiativo dicendo ‘ beh ma questi vengono da Matera’.
La questione di Matera viene portata alla ribalta nel dopoguerra da Primo Levi col suo famoso romanzo 'Cristo si è fermato ad Eboli'. Il leader del partito comunista Palmiro Togliatti dichiarò il capoluogo lucano 'vergogna nazionale'.
Nel luglio del 1950 il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi firmò la legge dello 'sfollamento dei Sassi'. Seguirono decenni di abbandono e degrado per poi ripopolarsi e restaurare questo luogo meraviglioso.
Soltanto nel 1993 la città fu dichiarata Patrimonio mondiale dell’UNESCO e nel 2019 divenne capitale Europea della cultura.
La sua popolarità è esplosa anche grazie alla sua conformazione: è un set naturale di molti film famosi (es. The Passion di Mel Gibson) e da allora ha cominciato ad avere un turismo nutrito.
Un’altra eccellenza di Matera è il pane di Matera’ famoso per la sua forma a grossa pagnotta rocciosa e cotto in forno a legna, il peperone crusco e i formaggi prodotti col latte delle mucche podoliche che non è difficile vedere libere al pascolo.
Il pranzo è stato proprio un bel panino ai formaggi condito col peperone crusco, cioè croccante.
Il peperone crusco è una specialità lucana preparata con peperoni particolari a forma di cono; dopo la raccolta i peperoni vengono appoggiati su teli all’interno delle case e poi uniti con un filo a formare delle collane. Le collane vengono appese ai balconi al riparo dalla luce diretta in un angolo caldo ma con bassa umidità per evitare che si creino muffe. Una volta essiccati si possono cucinare in vari modi, mangiarli come fossero patatine o sbriciolarli sulle vivande e sono buonissimi!
Ma la magia di Matera si rivela soprattutto la sera. Noi abbiamo alloggiato nei sassi precisamente alle Dimore dell’Idris. Questo hotel diffuso ha camere scavate nel cuore dei rioni antichi e sotto la rupe che unisce le chiese rupestri di Madonna De Idris e San Giovanni in Monterrone.
Da lì lo scenario è meraviglioso e le foto sembrano prese da una rivista di viaggi ma quello che si vede è veramente uno sfavillio di luci.
Sembra veramente di essere davanti ad un presepio illuminato: tutto l’anfiteatro dei Sassi è pervaso di piccole luci delle case e dei siti panoramici, il cielo è blu scuro, limpido e magico. Non si può rimanere altro che affascinati dallo spettacolo che ti si presenta e vorresti rimanere fuori tutta la notte ad ammirarlo.

Peccato che bisogna lasciare questa meraviglia per proseguire verso Alberobello.
CONTINUA nel prossimo post…
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