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Viaggiare o organizzare un viaggio fa bene alla salute e allo spirito delle persone…

  • Immagine del redattore: Terry
    Terry
  • 30 ott 2020
  • Tempo di lettura: 8 min

Aggiornamento: 4 feb 2022




La scienza ha dimostrato quanto questa affermazione sia vera, addirittura un viaggio è più salutare del matrimonio pur essendo questo il sogno di tante persone.

Andare alla ricerca di destinazioni misteriose, programmarle secondo i nostri desideri fa provare una sensazione di benessere e serenità.

Un sondaggio del 2019 dimostra che su 17.000 persone che hanno visitati siti di viaggi, il 51% ha affermato che prenotare un viaggio porta tanta felicità.

Shawn Achor, uno dei più grandi esperti di felicità, autore e oratore del NY Times, fautore della psicologia positiva ha detto:

“In un mondo in cui tempo e denaro valgono molto, quelli che viaggiano vogliono un ritorno sull’investimento più prezioso che valga più del loro tempo o denaro”
Il viaggio ci offre il ritorno superiore a qualsiasi altro: i ricordi!

I beni sono effimeri e possono essere portati via: nessuno potrà mai rubarci un ricordo soprattutto se ha segnato le nostre vite ed è ben custodito nel nostro animo.

Poi sognare, sognare in grande è uno stimolo alla vita. La cosa più bella dei sogni è che nessuno può fermarli: è come fermare il corso di un fiume a mani nude.

Viaggiare è l’esperienza più bella che ci possa capitare nella vita e non importa se la facciamo in compagnia o soli.


Questo spunto mi ha ricordato le parole di una ragazza iscritta ad un social: ‘Viaggiare in Solitaria’. Tanti iscritti pianificano viaggi e tanti, come purtroppo succede sui social, insultano, ridicolizzano e ironizzano ma quello che ha scritto mi ha colpito e lo condivido qui riassumendolo:

Faccio parte di quel gruppo di persone che sta pianificando viaggi nella piena CONSAPEVOLEZZA che non partirò, che avrò voucher che potrò utilizzare forse tra una anno e che la situazione è gravissima.
Nel mio caso il viaggio ha sempre avuto il terapeutico potere di curare ogni ferita e ogni mio dolore. Non sono stupida ma ‘prenotare’ un viaggio in un posto sperduto mi aiuta a cercare un equilibrio anche se sono cosciente che al momento è impossibile uscire troppo fuori dalle quattro mura del mio monolocale.
Credo che in questo momento difficile, dove i pensieri sono rivolti alla paura, a chi rischia la vita, cercare una valvola di sfogo non è un crimine da incosciente.
Siamo tutti orfani del nostro tempo e siamo tutti più soli ma io penso a poter vedere l’aurora boreale o Ushuaia e mi sento meglio “


A me personalmente piacerebbe fare un viaggio vero in solitaria, da sola ho fatto solo viaggi di lavoro: è un’esperienza che potrebbe spaventare ma la paura è solo verso l’ignoto e nella nostra testa.


A Gennaio dello scorso anno stavo programmando un viaggio negli Usa: Miami, le Keys con Key-West, le Everglades: è una parte degli States che ci mancava. Poi tutto è cambiato, si vive alla giornata e anche di ricordi.

Per poter sognare di tornare in viaggio condivido con voi questi ricordi ancora vividi nella mia mente.



I vari viaggi di lavoro che mi hanno portato in giro per l’Europa duravano solo 8 ore, il tempo di fare un corso di formazione e quindi vedendo ben poco di quello che avevo intorno.

A Luglio 2017 mi è stata data la possibilità di fare un viaggio lungo, da sola, inaspettato e indelebile.

Un giorno rispondo alla telefonata del mio capo, martedì 27 Giugno: Ti faccio una proposta impegnativa ma devi decidere entro venerdì!’ Io non sapevo proprio cosa potesse essere e chiedo di dirmelo subito. Dovresti andare a Miami da venerdì 30, per almeno dieci giorni. Te la senti di fare questa esperienza da sola?’ Chiaramente ho chiamato subito casa ma la mia testa aveva già detto sì.

Di fretta ho fatto l’Esta, il documento rilasciato dagli Stati Uniti che ti permette di entrare negli USA, ha validità due anni ma senza non si passa il confine. Poi, sempre velocemente, una tariffa aziendale telefonica per comunicare da li e quindi pensare a cosa mettere in valigia.

Luglio è forse il mese peggiore per andare in Florida: caldo assurdo e umidità al 99%, una prova dura e da non sottovalutare.

Il viaggio è iniziato il 30 giugno e le ore di volo sono circa 10 ma il fuso orario è gestibile, solo 5 ore indietro rispetto all’Italia.



L’arrivo a Miami è la sensazione che si ha quando si arriva negli States: la vastità, l’ampiezza della vista. Il sole ti accoglie inesorabile e le pratiche in aeroporto un po' complicate perché ci sono almeno un centinaio di postazioni per passare la dogana dove ti prendono d'obbligo l’impronta digitale.

Curioso… io ho sempre difficoltà con tutto quello che è touch screen, forse perché le mie impronte non sono molto profonde, per cui dopo vari tentativi sul dispositivo l’operatrice ha deciso di tirar fuori un lip-balm da sfiorare in modo da poter procedere!

Il nome Miami deriva dallo spagnolo “mi’ami” o “mai’ami” e lo spagnolo è una lingua molto parlata in città.

Una città al sud della Florida e di fronte a Cuba, infatti l’influenza cubana si riflette sia nella popolazione, sia nei frequentatori delle boutique e soprattutto in Calle Ocho nel quartiere Little Havana.

La città è composta da un nucleo sul continente e da una striscia di isole poste al di là delle acque tropicali della Baia di Biscayne chiamata Miami Beach. L’isola più grande è collegata alla parte continentale da vari ponti.



La striscia di terra è suddivisa in tre parti: North Beach, Mid Beach e South Beach ed è percorsa per tutta la lunghezza da un viale a sei corsie, la Collins Avenue.

Qualcuno ha detto già negli anni ’90: ‘ The place is cool, everyone tanned and beautiful and wearing hot pants’. Qui si respira il profumo dei tropici, il profumo delle Hawaii!

North Beach ospita l’Oceanside Park che io non ho visitato. Questa zona ha una natura lussureggiante con alberi di palme e aree picnic per cui è molto frequentata da famiglie che qui organizzano feste o vanno in bicicletta, non è mai strapiena e prevale un'atmosfera di tranquillità che non appartiene alle altre due zone.



Mid Beach è considerata una zona alla moda con bar eleganti, ristoranti, alberghi sofisticati, boutique di lusso nella zona di Bal Harbour, frequentati da una clientela chic.

Io ero alloggiata qui al Sea View, grande come tutti gli alberghi americani, con piscina, 25 piani, una camera enorme con due letti matrimoniali: aveva un balcone assolatissimo dove tutti i giorni veniva un corvo a trovarmi all’11° piano! La vista dall’alto mozzafiato!!



Dietro ad ogni albergo da una parte o dall’altra della Collins ci sono spiagge grandissime, lunghe a vista d’occhio e affacciate sull’oceano, in realtà è lo stesso mare dei Caraibi.

Di fronte c’era la location dove avrei lavorato: un complesso di boutique di lusso all’aperto, circondato da palme e ristoranti, con i ventilatori sopra i vialetti per via del caldo soffocante.




Pensate che la mattina, appena mi affacciavo al balcone della mia camera gli occhiali da sole si appannavano al'istante (senza era impossibile) per il caldo estremamente umido; la notte dovevo dormire con la felpa!

Gli americani hanno la mania dell’aria condizionata al massimo: nonostante avessi abbassato il termostato ad una temperatura accettabile morivo di freddo! Il caldo umido è talmente soffocante che in dieci giorni ho consumato, anzi sciolto, tre paia di sopratacchi! Ho dovuto acquistare anche un cappello per non incappare in un’insolazione.


Dopo aver terminato la mia attività lavorativa mi fermavo a mangiare in uno dei ristorantini del Mall. I miei preferiti erano il ristorante giapponese e il Grill dove potevo gustare una carne buonissima: se c’è un posto dove la carne è squisita è proprio l’America anche perché il loro modo di cucinare, anche un’insalata, è sempre mixato con salse e sapori che noi italiani non amiamo.



Come dicevo, Mid Beach, è una zona frequentata da persone molto benestanti tant’è che qui si trova anche il Nobu Hotel. Io l’ho frequentato grazie ad una mia cliente. Nonostante sia un posto di lusso, la gente gira in costume, in ciabatte, molto easy american style perché è ubicato ‘oceanfront’. Il ristorante è di lusso, il cibo è freschissimo… soprattutto il pesce che viene consegnato tutti i giorni. Camere che sono appartamenti con vista diretta sull’oceano. All’interno la Spa è un centro Olistico dove si possono prenotare esercizi di fitness nella privacy della propria camera. Lusso vero!




South Beach è conosciuta in tutto il mondo per le meravigliose spiagge, i ristoranti, le ville di personaggi famosi tra cui quella che fu di Gianni Versace.

Io ci sono andata in un giorno off facendo un percorso in bus di almeno mezz’ora: i bus sono azzurri, colorati come il colore del mare.




La via dello shopping è la Lincoln Road Mall, vicina alla famosa Ocean Drive celebre per gli edifici ben conservati in Art Decò. La gente che affolla le strade è multietnica non solo per provenienza o colore della pelle ma anche per come vanno in giro… svestite! La libertà sessuale è molto presente: una sensazione di tanta libertà in tutti i sensi.



Mi sono fermata in un bar per prendermi un Hamburger, gigante e bere un cappuccino… gigante!
Tutto è gigante: dal cibo all'abbigliamento!


Non ho perso l’occasione di andare in spiaggia che, notoriamente, sono libere e non affollate per via dell’immensità: ci sono solo le torrette dei bagnini,i Bay Watch. L’acqua cristallina e turchese non si dimentica. un bagno nell’oceano è meraviglioso. Luglio però è anche il periodo dei temporali: all’improvviso mentre ero in spiaggia ho visto un ammasso di nuvole nere, tutti che scappavano nei bar a festeggiare e bere dopo uno scroscio d’acqua tipo doccia. I colori del cielo li ho immortalati per la bellezza in contrasto con la sabbia bianca e il mare.



Il 4 Luglio è la Festa dell’Indipendenza degli Stati Uniti che commemora la Dichiarazione di Indipendenza dell’America nel 1776 con la quale tredici colonie si staccarono dal Regno di Gran Bretagna governata da Giorgio III.

Io ero lì e mai al mondo avrei voluto perdermi i festeggiamenti!

La sera sono andata nella spiaggia dietro all’Hotel: era completamente buia ma super affollata di gente, attrezzata con picnic, sedie e tavolini. Io mi sono seduta sulla spiaggia cercando di scansare la gente brancolando, per osservare. A mezzanotte sono cominciati fuochi d’artificio che costellavano l’isola da nord a sud: il fragore dei fuochi stordiva ma mi ha sorpreso tutta la gente che ha cominciato ad applaudire pur consapevoli che solo i vicini potevano sentire. Un concerto di happiness generalizzata e paralizzante!





Nel mio giorno libero ho deciso di noleggiare una macchina e vedere anche Miami città e due district che mi interessavano.

Ero innanzitutto curiosa di vedere Coconut Grove che è l’insediamento originale della citta, la parte più vecchia prima che si allargasse e sviluppasse così tanto. Il quartiere era fino al 1925 una città indipendente poi fu inglobato nella città di Miami.

Ora è un verdeggiante quartiere di lusso con piccoli caffè, negozi dal sapore antico e musei. Non è una zona famosa, più di nicchia, ma è interessante attraversare la Brickell street piena di vecchie case e grandi ville. L’atmosfera è rilassante e con una connotazione ancora ottocentesca.

Qui si trovano boutique piccole che vendono oggetti di ogni genere completamente diversi da quelli che si trovano nelle altre parti della città. La zona è molto simile a certi quartieri di città europee. Mi è piaciuto proprio per la differenza sostanziale con l’immagine che abbiamo di Miami.




Dopo aver girato il quartiere ho voluto visitare una parte nuova, molto in voga e interessante: il Design District. Questo quartiere si trova a nord di Midtown ed è in continuo sviluppo; ospita 130 gallerie d’arte di vario genere, funky e arte insolita ma è anche la mecca dello shopping di lusso e surclasserà in futuro la location di Bal Harbour. Le innumerevoli boutique sono progettate nei minimi dettagli a livello architettonico e anche gli interni ospitano raffinati complementi d’arredo.



Io consiglio di visitarlo anche senza fare shopping: vale veramente la pena di vedere queste opere diverse tra loro ma molto all’avanguardia; qui ci sono locali della ristorazione tra i più famosi di Miami gestiti da chef famosi come Michael Schwartz e Michelle Bernstein.

Ho fatto molte fotografie che sono diventate anch’esse le mie piccole opere d’arte.



Dieci giorni belli, sia dal punto lavorativo che da quello panoramico, ritornando in aeroporto dove il chek-in viene effettuato all’esterno dell’aeroporto: tante postazioni che contornano l’entrata… sotto il sole cocente!

Avrei voluto andare a Key West ma sono quattro ore di viaggio da Miami. e non ne avevo il tempo.

Key West, le Everglades e le Keys rimangono nei progetti, un sogno che nessuno mi può portare via, la speranza di poter ricominciare a viaggiare in sicurezza e di godere delle meraviglie del mondo… non da turista ma da viaggiatore, che è tutta un’altra cosa!

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