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Milano Londra e ritorno: viaggio in macchina.

  • Immagine del redattore: Terry
    Terry
  • 21 ott 2022
  • Tempo di lettura: 8 min



Nonna on the road: questa volta sul serio!

Chilometri e chilometri per amor di nipoti.


Questa estate abbiamo deciso di andare a Londra in macchina.

Una avventura a metà tra una esperienza diversa e un viaggio proprio on the road.


Partire da Milano con quaranta gradi sperando di andare al fresco è stata la molla del viaggio.

Comunque i nipoti erano a Milano con me quindi l’idea di far loro sperimentare un viaggio a tappe mi piaceva: volevo vedere le reazioni e la sorpresa di vedere posti nuovi.

ANDATA


Ho riattivato due walky-talky retaggio di lontani viaggi in America recuperati per comunicare tra le nostre due macchine,

Erano il divertimento dei bambini: ‘ fermati ho fame, passo e chiudo’ oppure ‘ I’m thirsty, over’.

Utili perché in alcuni punti non c’è campo, i cellulari perdono la connessione: per comunicare i metodi ‘antichi’ son sempre i migliori!


Stranamente il commento che ho sentito di più è stato ‘non mi piace la Francia': tipicamente british come loro!

Partiti attrezzati con vassoi da gioco e lista di canzoni per l’intrattenimento in macchina.


Prima tappa Montecarlo!

A parte il caldo e la ressa degli stranieri, Monaco ha sempre il suo fascino.

Le macchine più belle e vistose attirano l’attenzione dei bambini soprattutto maschi ma la macchina di Batman non me l’aspettavo!


Da nonna mi son messa in posa per la foto di rito poi però c’è stata la richiesta di averla per regalo di compleanno!


Montecarlo


Abbiamo girato la città e mangiato sul mare.

Io avevo visitato Montecarlo trent’anni fa e l’ho trovata caotica, piena di palazzi che stravolgono il panorama.

Hanno costruito ovunque con un sistema di attraversamento sotterraneo: per me hanno deturpato un paesaggio che prima ti faceva pensare solo di essere in una fiaba da principesse.


Eze en Provence


Abbiamo scelto come base Eze en Provence, un paesino composto da una strada provinciale e un borgo antico stupendo.

Percorrere i viottoli illuminati da lanterne al tramonto mi ha immerso in un’atmosfera da medioevo.

Per noi fantastico, per i bambini ‘scary’, pauroso.

Pauroso ma non così tanto da impedire loro di arrampicarsi sui muri con rischio caduta.


Certo, fare la nonna è un lavoro impegnativo!

Fuori dal caos delle città alla moda si respira aria di Provenza: tranquillità, profumi di fiori e colazioni all’aperto molto gustose.

Consigliatissimo per chi non ama la mondanità.



Per poter stare tutti insieme,( eravamo in sei!) la scelta è caduta su un Aparhotel: si trovava proprio di fronte alla fabbrica di Fragonard, conosciutissima casa di profumi.


La visita, d’obbligo, non solo per fare acquisti ma per esplorare la fabbrica, vedere e sentire tutti i passaggi della creazione di un profumo declinato in saponi, essenze, eau de toilette.


Ogni anno Fragonard sceglie un fiore rappresentativo a cui dedicano una produzione speciale che entrerà a far parte della loro storia: quest'anno Eglantine.


Fragonard

Anche la nipotina era entusiasta, un modo di rendere creativo l’apprendimento di nuovi orizzonti.


Non poteva mancare una tappa al mare ad Antibes e una serata a Cannes.

Sinceramente ne sono rimasta un po’ delusa forse perché in agosto c’era in giro il mondo.


La spiaggia di Antibes era super affollata frequentata anche da gente poco raccomandabile, solo spiaggia libera, ma era la più vicina da raggiungere.


Cannes


Cannes l’ho trovata molto sporca e trascurata. A dir la verità non l’ho mai amata molto se non per la Croisette che, vista non in periodo di festival, è in ogni caso troppo turistica: giostre brutte, tanti ristoranti ammassati l’uno accanto all’altro.


Noi abbiamo parcheggiato un po’ fuori e nella strada per andare e tornare dal centro ho notato sporcizia, puzza che veniva dalle strade e personaggi strani.


Non capisco come mai in molte cittadine della Francia del sud le strade sono lastricate di paveè di marmo giallastro che rilascia puzza di acqua stagnante!


A quel punto si è deciso di saltare Saint Tropez e risparmiarla dalle critiche!


Comincia così il vero viaggio verso il tunnel della Manica, un viaggio spezzato in due giorni perché è veramente lungo.


Reims


A metà strada tappa a Reims per pranzo.

Reims è bella e vanta una basilica paragonata a quella di Chartre.


In Francia solitamente si mangia bene e non posso evitare i macaron! Le vetrine delle pasticcerie attirano!




Ci siamo poi portati verso la Borgogna per provare l’emozione di soggiornare in uno château.


Arrivo in tarda serata consci del fatto che questi posti sono situati in mezzo alle campagne e difficili da trovare.


Il castello in realtà è un maniero con un ampio cortile e tante torri. Arrivando alle dieci ci è sembrato un po’ lugubre, soprattutto ai bambini.



Devo dire la cena non buona e il cameriere sembrava uscito dal film di Frankenstein.


Le sale da pranzo e colazione stipate di cimeli vari, non tutti originali ma mai così strane come le camere, una sorpresa non proprio gradita.


La mia al quarto piano senza ascensore ovviamente, raggiungibile attraverso scale in pietra e decorate con un pout-pourry di cose tra cui un ritratto gigante di Salvator Dali che ci squadrava con occhi inquieti.


Una camera in cima a una torretta, piena di travi a rischio botta in testa, un accumulo di bandiere a stendardo sulle travi.

L’altra a piano terreno con porta sul piazzale e su due livelli; risultato i genitori separati ognuno con un bimbo nel letto.


L'atmosfera era propria di un maniero che di notte è lugubre e di giorno è immenso e silenzioso.


Insomma un’esperienza particolare finita con una colazione all’aperto inseguiti dalle api!

Il parco e il castello, di giorno, molto panoramici ma non ci tornerei.

Ripreso il viaggio la direzione è Calais, la città da cui inizia il tunnel della Manica.


Qui trovi un immenso parcheggio, prima la dogana francese e poi inglese.

L'organizzazione incredibile, tipo aeroporto con le file delle macchine in coda separate da linee con lettere dell’alfabeto: un po’ come dei gates.



Gli inglesi lo chiamano The Shuttle e ne sono molto orgogliosi.


Contrariamente a idee comuni, non si viaggia in macchina ma si entra in un treno a due piani con le macchine in fila nei vagoni divisi da una saracinesche.


Questo era il momento che più aspettavo.

Il viaggio dura mezz’ora, i vagoni sono condizionati, le macchine a motori spenti.

Non ti rendi conto di essere nel bel mezzo del mare.

Prima dell’uscita un comunicato in quattro lingue ti avverte che devi cambiare il senso di marcia: importantissimo da entrambe le parti.


Spesso si tende a dimenticare che una volta usciti dallo Shuttle, se sei in UK devi guidare a sinistra, se sei in Francia a destra! Pericoloso!



In Inghilterra si arriva a Folkestone, nel Kent, e da lì si prosegue il viaggio su una autostrada molto trafficata, unica via percorsa da macchine e da tantissimi camion che trasportano merci dall'Europa e viceversa.


Arrivo a Londra finalmente con una temperatura da sollievo.


RITORNO


Dopo tre settimane arriva il momento di tornare.


Ho pensato: ‘passando per il nord della Francia perché non fermarsi un paio di giorni nella Loira?'


I bambini non c’erano per cui le possibilità erano tutte aperte.

Sicuramente si allunga la strada di un paio d’ore ma ne vale la pena; un viaggio solo per vedere i castelli non l’avrei fatto.

Tra i trecento che si incontrano sulle rive della Loira la scelta cade sui castelli più importanti, quelli più maestosi e meglio conservati.


Amboise, Chenoncenau, Chambord, Blois e Chevegny sono I più belli, ognuno con un’architettura diversa, ognuno con un diverso modo di presentarsi.



Amboise è arroccato nel paese, di sera è illuminato di blu e la luce illumina la notte..

Io ero in un b&b ai piedi del castello, La Capitanierie, arredata come una dependance minimale del castello: suggestiva.


La cittadina è vivace, raccolta attorno al castello che la domina: un piacere cenare con questa luce soffusa in un’atmosfera da fiaba.


Non tutti sanno che in questo luogo Leonardo Da Vinci ha vissuto gli ultimi tre anni della sua vita. A poca distanza, nel castello di Close Lucè sempre parte di Amboise, si trova la sua tomba e alcune sue creazioni in miniatura nel giardino antistante.


Alla volta degli altri castelli, ho cambiato base di appoggio scegliendo un'altra bellissima location.

Il caldo di questa estate non era l’ideale per queste visite per questo ho scelto di soggiornare in un piccolo castello privato con Castellana e vista diretta sulla Loira.


Lo Chateu de Colliers è molto accogliente, le camere arredate con letto a baldacchino in stile col luogo e la colazione servita nella stessa sala usata un tempo dai principi proprietari.



Mi ha colpito il buio pesto, il silenzio del luogo e la vista diretta sulla Loira dalla finestra di fronte al letto è impagabile.

Da consigliare perchè è situato in una posizione strategica per raggiungere e visitare in giornata gli altri tre castelli.



Proseguo per Chenonceau che è conosciuto come il castello delle dame, ne hanno curato la costruzione a partire addirittura da Caterina de Medici.

Ha un immenso giardino con una fontana che spruzza l’acqua fino a sei metri d’altezza.


Mi è apparso, entrando nel piazzale, con tutta la sua maestosità!


All'interno ci sono le cucine ancora con tutti gli utensili in rame e una 'farmacia' stupenda con i preparati galenici dell'epoca racchiusi in vasi di ceramica sapientemente catalogati.



Chambord è il più grande dei castelli della Loira e, come tutti, costruito per un re, una tenuta di caccia prima e di vacanza poi.


Ha un parco del perimetro di 13 km, come la città di Parigi a quei tempi, ed è popolato da varietà di selvaggina e cervi.


Il castello è diventato proprietà dello stato, uno dei pochi ed ora una parte è in restauro per cui alcune torri sono coperte dalle impalcature.


Il disegno lo si attribuisce a Leonardo e non posso notare come i maestri italiani rinascimentali abbiano contribuito nella maggior parte delle costruzioni dei castelli sia a livello architettonico sia con quadri o affreschi.



A Leonardo si pensa anche per la presenza di una scala elicoidale,la scala magica, che permette a due persone di salire contemporaneamente guardandosi ma senza incrociarsi mai.

Ho voluto provare direttamente che salendo le due scalinate ci si vede ma non ci si incontra mai!

Fatta con gran fatica per un dolore alla gamba che mi sta perseguitando ancora oggi.
Ma sono determinata quando si tratta di viaggi; le mie amiche mi chiamano girovaga…loro sono stanziali!

Scala elicoidale

Blois, come Amboise, è inglobato nella città per cui è meno spettacolare a prima vista anche se è molto grande.

La cittadina è carina soprattutto per il ponte sulla Loira che apre a tramonti suggestivi.



Il castello è maestoso, le stanze visitabili e corredate di mobili, arredi e oggetti del settecento.


Sorprendente però lo spettacolo che fanno la sera nel cortile del castello: mi ha ripagato dalla fatica di innumerevoli scalini!

Nel cortile al buio, con un audio guida in sette lingue, si proietta la storia di Francia, di Caterina de Medici (non proprio una santa), di Enrico IV.



Mi ha catturato l’introduzione, incollata alle pareti e incantata: l'ologramma di un geco camminava su tutte le pareti del castello entrando e uscendo dalle finestre.



Ho trascorso un’ora senza rendermi conto del passare dei minuti!

Chevegny

Chevegny è stata una tappa non prevista.

Il castello è piccolo ma tenuto molto bene soprattutto negli arredi; si dice abbia la collezione di abiti, arazzi e mobili meglio tenuta tra tutti i castelli.


È proprietà di una nobile famiglia che ancora ci vive infatti entrando mi accoglie una muta di una trentina di splendidi cani da caccia che giocavano in un recinto.


La minivacanza è finita e mi attende il ritorno a casa


La strada che ci attende per arrivare a Milano è lunga, la Francia è piatta e noiosa e non ho mai bevuto dei caffè così ‘imbevibili’, cosa terribile per affrontare un viaggio di nove ore.

Si arriva in Italia attraverso il tunnel del Monte Bianco ma prima di oltrepassarlo mi accoglie

la visione del Monte Cervino e del Monte Bianco spruzzati di neve.

Non puoi esclamare: ‘ma noi veramente viviamo nel paese più bello del mondo’.



Non è retorica ma più viaggio e più mi accorgo che abito in un paese che è un museo a cielo aperto e un tripudio di scenari naturali da non sottovalutare.


Vi consiglio di provare un lungo viaggio in macchina per conoscere molto più profondamente i paesi che attraversate e... voi stesse.


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