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Si viaggia: il viaggio alle sorgenti del tè... parte prima.

  • Immagine del redattore: Terry
    Terry
  • 15 dic 2020
  • Tempo di lettura: 9 min

Aggiornamento: 19 gen 2022



Storia, paesi, cultura e tradizione, un lungo viaggio nel mondo.


Catherine Bourzat e Laurence Mouton hanno scritto un libro reportage, a cui si ispirano in tanti, con una ricerca durata quasi tre anni scavando alle origini di questa bevanda; il libro è intitolato ‘Viaggio alle Sorgenti del tè’.

La storia del tè è affascinante in quanto attraversa le culture di tutto il mondo, dalla Cina, l’India, il Giappone fino ad arrivare in occidente e diventare il rituale più noto delle regole della monarchia britannica.

“C’era una volta in Cina una coppia di innamorati che, come nei Promessi sposi, furono separati da un tiranno che costrinse la giovane a diventare la sua concubina e e uccise il suo innamorato.

La giovane fanciulla riuscì a scappare dal palazzo del tiranno e raggiunse una montagna dove scoprì il corpo del ragazzo: pianse talmente tanto che le sue lacrime divennero una pioggia bagnando il corpo del giovane. Questa pioggia trasformò il ragazzo in una pianta di te”

Questa è una delle tante leggende che circondano la storia del tea che rimane tuttora la seconda bevanda, dopo l’acqua, più diffusa e bevuta al mondo!

La patria del tè è la Cina del sud, la zona di Yunnan, il cui utilizzo risale a circa 2500 anni a.c. e si espanse poi con la migrazione dei cinesi nel nord che ne fece la patria per eccellenza delle coltivazioni di tè.

In origine era un rimedio medicinale, le foglie venivano macinate e poi ingerite per le sue proprietà antibiotiche e antimicrobiche.

Il tè fu appannaggio esclusivo dei cinesi per lunghissimo tempo avendo vastissime piantagioni per coltivarlo e utilizzarne le foglie. Parallelamente si andò a raffinare anche l’arte della ceramica per cui si crearono i primi contenitori di foglie e poi teiere e tazzine soprattutto per compiacere gli imperatori che ne masticavano le foglie; essi possedevano i raccolti delle piantagioni più pregiate per cui necessitavano di contenitori altrettanto pregiati per la conservazione.



Il tè rimase circoscritto alla Cina addirittura fino all’800-900 d.c. e cominciò la sua diffusione con i pellegrinaggi dei monaci buddisti i quali rimasero affascinati dalle sue proprietà officinali e li aiutava a rimanere svegli durante la meditazione… è ormai noto che il tè contiene caffeina!


Le foglie e i semi della pianta furono portati in Giappone solo a partire dall’anno 1000 e il paese divenne il secondo produttore al mondo. In quel periodo si diffuse anche a Taiwan, in Birmania e paesi limitrofi.


Dopo un salto fino al sedicesimo secolo in tè cominciò ad essere trasportato dai mercanti che arrivarono dall’occidente, primi fra tutti i portoghesi e gli spagnoli, di fama grandi navigatori e viaggiatori.

Le prime foglie del tè arrivarono infatti a Lisbona, portato presumibilmente da un monaco, ma la prima vera importazione, il primo carico, arrivò in Olanda dal Giappone nel 1606 e solo nel 1658 arrivò in Inghilterra, contrariamente all’associazione mentale che facciamo tra il tè e il regno Britannico.

Curiosità: è probabile che Shakespeare non abbia mai bevuto una tazza di tè essendo morto nel 1616!

In Portogallo l’aristocrazia cominciò a consumare il tè, prima fra tutte la principessa Caterina Caterina di Braganza che esportò l’usanza del tè pomeridiano alla corte di Inghilterra dopo aver sposato Carlo III. In Inghilterra si facevano solodue pasti e per spezzareil pomeriggio si iniziò a bere una tazza di tè.

Carlo III contrastò la diffusione per motivi non chiari, vietando il consumo nelle case private. Impose dazi altissimi sull’importazione di queste foglie rendendo il prodotto costosissimo e garantendo così l’incontrastato controllo degli olandesi sul mercato.

La storia sorprende sempre… nonostante la tassazione la domanda è in crescendo consentendo di finanziare con i proventi delle tasse le guerre nelle quali era impegnato il Regno Inglese.

Gli olandesi fornirono tutto il tè venduto in Occidente fino al ‘700 e la Compagnia delle Indie Orientali Olandesi ebbe il merito del primo contratto di importazione esclusiva dalla Cina. La compagnia nacque nel 1602 e sottoscritta da sei Camere olandesi e come conseguenza lla ribellione delle Province unite alla Spagna che era riuscita a dominare anche il Portogallo. I porti dove arrivavano i carichi erano Cadice e Lisbona: a quel punto gli olandesi dovettero prourarsi direttamente le foglie dall'origine e per farlo furono costretti a fondare un consorzio e favorendo il contrabbando.



Sì contrabbando! Proprio i tassi elevati imposti dal principe inglese fecero prosperare un vero e proprio mercato di contrabbando un po' come successe negli anni ’20 col wiskey in America. Era un commercio con un giro d’affari miliardario e muoveva anche interessi criminali, con tanto di sequestri da parte della dogana e successivo attacco per recuperare il bottino. C’erano bande che spadroneggiavano sulla costa meridionale inglese, tra violenze e vendette che di conseguenza facevano da concorrenza con i fornitori di tè legali.

Il contrabbando incoraggiava anche l’alterazione e la falsificazione: in Cina aggiungevano sostanze chimiche per vivacizzare il colore delle foglie mentre i furfanti aggiungevano, sterco di pecora o spazzatura… non vi ricorda il mercato della droga? Tutto il traffico dietro al tè è paragonabile senza ombra di dubbio.

Molti fecero fortuna col contrabbando del tè: si dice che Jhon Hancok, personaggio di spicchio delle tredici colonie dell’impero britannico e firmatario, con la sua elegante scrittura, della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti, fu probabilmente un contrabbandiere di tè. Hancok organizzò la provocazione del Boston Tea Party; fu un

atto di protesta dei coloni americani che assoldarono un gruppo patriiottico 'Sons of Liberty' che il 16 dicembre del 1773 si travestirono da indiani pellerossa : assaltarono le navi inglesi ancorate nel porto di Boston e gettarono tutte le casse di tè nero cinese in mare.

Hancok al grido di 'no taxation without rapresentatin' fu l'ideatore della protesta ma l'assurdità è che ad un certo punto era in odore di nomina come comandante dell’esercito rivoluzionario di George Washington.

Curioso… un contrabbandiere a capo di un esercito!


Comunque tutto questo traffico illegale portò gli inglesi a preferire il tè nero al classico verde.

Olandesi e traffici diminuirono nel momento in cui si abbassarono i dazi, mise fine al monopolio e portò a valutare l’ipotesi di importare il tè dall’India.

A metà ottocento il governo inglese assunse il controllo diretto dell’India con la conseguenza che le importazioni crebbero a tal punto da superare quelle dalla Cina. Nel mercato si inserirono anche piccoli commercianti che proponevano importazioni via mare sempre più veloci.

Ci fu una competizione tale da creare la Great Tea Race: una competizione sulla rotta tra Shangai e la Gran Bretagna il cui vincitore era il primo a portare la nave in porto in Inghilterra.

Una bevanda così innocua e familiare è stata protagonista di così tante storie che molti non si aspetterebbero mai.

In Inghilterra è famosa l'asta candela del tè (tea auction) dove si riunivano i maggiori produttori di tè per la compravendita delle migliori qualità. La prima si tenne a Leadenhall nel 1679 e durè 300 anni: si svolgeva come una stock exchange, un'arena con le grida, un centro del commercio mondiale del tè.



L'asta venne sopsesa solo ai primi del Novecento e riprese dopo la seconda guerra Mondiale ma oggi non è più attiva; l'ultima asta si è svolta il 29 Giugno 1998… recente!

Il tè era compresso e venduto a panetti, infatti ad inventare la bustina del tè furono gli americani all’inizio dello scorso secolo ma sorprendentemente si diffuse nel Regno Unito solo negli anni ’70. Questo dimostra la vivacità del mercato del tè nonostante la fine degli imperi coloniali... e io aggiungo quanto è appagante fare il tè con l'apposito 'colino' e le foglie in polvere!



Il tè è presente nella quotidianità di interi popoli col loro distinguo nella ritualità di come prepararlo e berlo.

Facciamo il giro del mondo! Da Oriente a Occidente.

“L’acqua è la madre del tè, la teiera suo padre ed il fuoco il suo maestro” detto cinese.

  • CINA: la antica patria dove oggi la bevanda è considerata una delle sette necessità quotidiane. Tanti i racconti legati a queste foglie, uno dice che una foglia della pianta galleggiasse nella tazza dell'Imperatore Shennong già nel 2700 a.c.!Si beve in tazze piccole per raffreddarlo velocemente: si beve più di una tazza perchè così dicono si crea un legame importante.

  • GIAPPONE: qui è nata l’arte della cerimonia del tè: Cha No Yu ( acqua calda per il tè) è un’arte tradizionale influenzata dal Buddismo Zen. Uji è la capitale del Sol Levante, vicina a Kyoto e capiatle del tè in Giappone. Si coltiva il tè verde che qui cresce in abbondanza e viene venduto in scatole di legno o si mette come ingrediente negli spaghetti: è dappertutto! Si utilizza il tè verde Matcha la cui preparazione dura quattro ore perché si basa sui quattro elementi fondamentali: armonia, rispetto, purezza e tranquillità.



  • TAIWAN: Chai'il tè delle nonnine'. Si trova dappertutto, nei vicoli che fiancheggiano la Montagna del Drago : dei luoghi di culto segnalato da lanterne rosse con tavole al cui centro c'è la teiera usata per allungare il tè e aspettare che prenda gusto sgranocchiando semi di melone.



  • TIBET: il tè contro il freddo. Nelle regioni dell’Himalaya la bevandasi chiama Po Cha ed è fatta con il tè nero Pemagul con aggiunta di burro di yak latte e sale. Chiaramente è molto calorica e quindi adatta al freddo di quelle regioni. La tradizione di berlo si tramanda da 1500 anni ed è considerato una gentilezza offrilro agli ospiti che devono bere molto lentamente, tazza dopo tazza riempita fino all’orlo.Chi non lo vuole lascia la tazza piena per berla alla fine tutta insieme così non è più un rifiuto considerato maleducato rispettando la tradizione.

  • INDIA: questo è il paese che consuma più tè al mondo: si beve Chai, cioè tè nero con latte e zucchero oppure il Masala Chai, un tè aromatizzato con cardamomo, cannella zenzero o altre spezie. Ci sono vari modi per prepararlo: c'è chi fa bollire il latte a parte e mescolato col tè in uno shaker e poi strizzato e chi invece fa bollire il tè a lungo nel latte per poi versarlo dalla casseruola alla teiera ( in realtà una caffettiera) per fargli assumere il colore marroncino al contatto con l'aria.Secondo la medicina Ayurveda è considerato una bevanda curativa dei mali fisici e mentali.

  • SRI LANKA: 'siri siri thay' ... nome del rumore del tè da asporto in buste di plastica. Considerato molto vicino alle usanze indiane, ha una sua tradizione: qui il 'mudalali', maestro nell'arte del tè, mette la foglie tritate con zucchero e latte in polvere in uno shaker, poi spruzza dell'acqua bollente da un samovar e lo scuote fino a farlo diventare spumoso.



  • RUSSIA: il rito del tè è quotidiano. Si prepara per tradizione con il Samovar, un bollitore molto grand,e munito di rubinetto ,che scalda l’acqua e mantiene calda una piccola teiera con tè nero molto concentrato. Il rituale infatti prevede di mettere nella tazza due dita di tè concentrato per poi diluirlo con l’acqua bollente. Ideale sarebbe percorrere in treno la 'leggendaria transiberiana' che collega Pechino a Mosca. Si possono conoscere persone di molti paesi: uomini d'affari russi, monaci buddisti, gente della Mongolia. Un incredibile viaggio che dura una settimana in un susseguirsi di paesaggi mozzafiato tra Oriente e Occidente passando dalla Siberia, glaciale, ma riscaldata dai Samovar e gustando tazze di tè diverse direttamente sul treno.

  • KAZAKISTAN: non ci crederete ma è uno dei 10 paesi che ha un consumo elevato di tè: si beve sei o sette volte al giorno come noi beviamo il caffè. Qui si beve con, latte, limone e zucchero aggiungendo, per chi ama le spezie, finocchio o cardamomo. Il rituale prevede il servire all'ospite mezza tazza alla volta , non per avarizia ma per il desiderio di prolungare la visita.


  • PAKISTAN: il tè rosa! Nel nord del paese, nel Kashmir, c’è un tè speciale chiamato Noon Chai, preparato con aggiunta di latte, pistacchi, mandorle e cardamomo. A differenza degli altri paesi si usa il tè verde così che il risultato è il colore rosa.

  • MAROCCO: il tè alla menta... 'darija, atay, latay, tay' in ararbo. Offrire il tè è un gesto di ospitalità tipico della tradizione nordafricana. Questa bevanda arrivò come dono della regina di Anna di Gran Bretagna al sultano per aver liberato dei prigionieri inglesi. La teiera viene prima riscaldata e poi si mette la polvere di tè preventivamente pulita con acqua bollente, menta fresca e tanto zucchero. Durante la stagione invernale la menta è sotituita spesso con Assenzio Maggiore. Viene preparato con gesti lenti e versato tenendo la teiera il più in alto possibile per dimostrare l’abilità della consuetudine. Io l’ho visto preparare: Il tè è servito nei bicchieri, alcuni preziosi e decorati in oro; prima del tè nel bicchiere si mette la menta… un ciuffo di menta fresca completa di terra e radici!!

Le teiere quotidiane sono in alluminio, io ne ho acquistata una ad un mercato rionale fuori dalle mura della Medina di Marrakesch, un azzardo! Ho acquistato anche bicchieri colorati e finemente lavorati in oro.


La preparazione varia a seconda delle regioni del Maghreb. .Molto buono e dissetante poiché le bevande calde dissetano di più di quelle fredde nei paesi caldi. Nel Sahara non viene usata la menta, così come in Tunisia, cosicchè il tè è più forte. I Tuaregh, le tribù berbere del Sahara usano offrire tre bicchieri con questa motivazione:

‘ il primo è dolce come la vita, il secondo è forte come l’amore, il terzo amaro come la morte’!!!


Regno Unito e Sud America: due mondi da esplorare, due storie agli antipodi…venite con me nel sequel del viaggio!





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