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Parole di Moda: cos'è l'AGEISMO e l'AGELESS : in comune hanno l'età, argomento di assoluta attualità oggi.

  • Immagine del redattore: Terry
    Terry
  • 8 mag 2024
  • Tempo di lettura: 8 min

Signora coi capelli bianchi che legge il giornale


Questo post è l’approfondimento di un tema che ci appartiene e a cui tengo per farti conoscere una realtà che noi percepiamo ma forse non ci accorgiamo di subire ingiustamente.

 

Cosa vuol dire Ageismo? Con questo termine, coniato nel 1969 dallo psichiatra e geriatra statunitense Robert Butler, ci si riferisce a tutto quell’insieme di stereotipi e pregiudizi che utilizziamo per pensare alle persone dividendole in base all’età, in particolare indica i comportamenti discriminatori nei confronti delle persone non più giovani. Come il sessismo, il razzismo e ogni altro tipo di discriminazione, l’ageismo porta alla cancellazione dell’autostima di chi ne è colpito direttamente o indirettamente. In una società come la nostra intrisa del mito del ‘forever young’ (sempre giovani o ageless) finisce per riguardare i pregiudizi delle persone considerate non più giovani anche se la gioventù non ne sono del tutto esenti.


La parola ageismo circola in italiano da pochi anni e deriva dall’inglese, ageism; ci si è accorti che esiste un problema legato alla percezione dell’età e può riferirsi anche ai pregiudizi sui giovani, oppure al genere femminile a cui oggi è richiesta una immagine senza tempo.



Discriminazione di età- Age discrimination


Anche se invecchiamo in modi e tempi differenti tutti ci svegliamo ogni giorno più vecchi ed è difficile anche se questo porta anche dei benefici: negando i benefici e sottolineando la paura, l’ageismo rende l’invecchiamento peggiore di quel che dovrebbe essere.

 


Viso giovane e poi invecchiato

Cosa vuol dire Ageless? Il concetto è quello di ‘senza età’, di sempre giovani, che evoca in molti l’immagine di una società composta per lo più da ventenni dove l’eterna giovinezza è spesso associata all’idea di immortalità terrena. Si presume che la sconfitta dell’invecchiamento porti con sé anche la sconfitta della morte; non è così anche se oggi ormai il culto della morte è diventato un tabù, cosa che non accadeva nelle culture antiche.

Oggi è molto sviluppata la medicina anti-aging, la cosmesi ageless e si pensa che le lancette dell’orologio biologico possano essere rallentate, fermate o fatte girare al contrario.


Conseguire il ringiovanimento di un intero organismo o la stabilizzazione dell’età biologica non implica avere conseguito l’immortalità terrena. Si può restare stabilmente giovani per decenni, o magari per secoli, e poi morire in un banale incidente stradale.

 


Viso invecchiato con la maschera di quando era giovane


Queste due parole, Ageismo e Ageless, sono interconnesse in quanto la discriminazione in base all’età porta inevitabilmente a cercare di non dimostrare gli anni e quindi a cercare qualsiasi prodotto che possa farci apparire senza età.


Le generazioni più giovani, per esempio, sono quelle più preoccupate dell’invecchiamento, mentre quelle più mature lo percepiscono con maggiore positività. I trentenni sono coloro che pensano di più all’età e i ventenni quelli che hanno più paura della morte.


La paura dell’età è piuttosto democratica perché può colpire e riguardare chiunque. Non c’è infatti una condizione privilegiata che ci esenti da questa discriminazione.


Bisognerebbe smettere di usare l’età come elemento valutativo in tutti i campi, compreso quello lavorativo, ed eliminare molte espressioni che non aggiungono valore alla descrizione di una persona.

Ad esempio: non dire ‘ a una certa età’ ‘hai una certa.’ ‘anziano’ ‘vecchio’  piuttosto dire ‘ fascia di età alta o bassa’, over 50 o 60’, persona tra i 25  e i 35 anni’, persona oltre i 65 anni’.


Pendere ad esempio alcuni paesi nordici dove la discriminazione di ogni genere è bandita: nei curricula non si mette la foto, non si indica la data di nascita, non è obbligatorio dichiarare il sesso ma si descrivono solo studi, competenze ed esperienze di lavoro.


A livello interpersonale ignoriamo il punto di vista delle persone più anziane o troppo giovani: i primi con il cosiddetto ‘elderspeak’ che consiste in un linguaggio semplice ed espressioni quasi infantili, i secondi con paternalismo considerandoli non capaci di una critica costruttiva.



segnale stradale che indica 'attraversamento anziani'


Purtroppo, lo impariamo attraverso gli altri e la cultura che ci inculcano, non è innato; fin da piccoli ascoltiamo stereotipi negativi sull’età e sviluppiamo paure in relazione all’idea di invecchiare che si manifestano con avversione o sfiducia verso le persone anziane (parola che non si dovrebbe usare) così come ci rendiamo conto di rimanere inascoltati se siamo troppo giovani.


Per quanto riguarda le persone in età, uno studio dell’università di Berkeley ha evidenziato che i pregiudizi legati all’anzianità riguardano in particolare la malattia (per cui si identifica l’anziano come malato), l ‘impotenza, la perdita dell’avvenenza fisica, il declino delle abilità mentali per via della scarsa capacità dell’anziano a imparare (da notare che le possibili maggiori difficoltà in queste attività non sono dovute all’età bensì alla mancanza di esercizio o di motivazione).


Un ambito in cui l’ageismo è molto sentito è quello professionale. Se da un lato l’età anagrafica di un giovane viene spesso vista come un alibi per non proporre retribuzioni decenti o ruoli di responsabilità, dall’altro, oltrepassata una certa soglia di età, è molto difficile trovare o cambiare lavoro.


Un altro settore è la salute: è indubbio che la popolazione mondiale sta invecchiando con una velocità maggiore rispetto al passato, tuttavia, assistiamo a fenomeni raccapriccianti. Basti pensare al periodo del Covid in cui venivano diffuse note che indicavano l’età come fattore di rischio quasi fosse un problema relegato solo agli anziani, con allusione al fatto che, se a perder la vita era un ottantenne, allora il problema era di minore entità.


Non parliamo del settore comunicazione o moda dove, una modella ultracinquantenne o una influencer centenaria sono viste come rarissime e fuori contesto anche se poi sono seguitissime più di una influencer giovane ma poco accattivante.



Modella magra in bikini


La moda, che è specchio di quello che succede in un dato momento nella società, ne rispecchia progressi, ma anche storture e discriminazioni. Se il mondo della moda associa la desiderabilità sempre e solo a corpi magri e giovani la spirale di discriminazione nei confronti di quei corpi che non si conformano a questi due pilastri sarà sempre più accentuata. Il risultato: le persone giovani saranno stimolate a fare di tutto per continuare a mantenere il loro aspetto così com’è, mentre quelle di una certa età concentreranno i loro sforzi sull’apparire più giovani o giovanili.


Cara cinquantenne o sessantenne meravigliosa, preparati a sentirti libera di essere come sei, liberati dall’ageismo inconscio e introiettato senza saperlo perché il tuo sguardo sul mondo dovrà essere positivo altrimenti sarà uno sguardo spento, vuoto e tu non vuoi vivere un’altra fase della vita così!


Tra le forma di ageismo ci sono anche quelle di genere che prima ancora del colore della pelle o della provenienza sono messe in atto soprattutto nei confronti delle donne che sono chiamate, ora più che mai, a contrastare il declino del corpo.

Le donne di una certa età vengono escluse come ideale di bellezza perché ritenute espressione di un’estetica in conflitto con il concetto di salute e benessere. Gli ambiti in cui le donne subiscono discriminazioni sono molteplici e questa è come il razzismo o il sessismo solo che riguarda anche l’età.

 

Sono cose smentite dalla casistica in cui vediamo ad esempio la direttrice di Vogue America che compie 75 anni, la cantante Madonna coi suoi 67 anni o l’attrice Monica Bellucci quasi sessantenne.





Si sentono sempre più persone che decidono di laurearsi a tarda età: la cosa migliore da fare è non rinunciare mai a progetti, reiventarsi, muoversi.


Bisogna scardinare questa idea di fine, polverizzare le gabbie, mischiare le carte e frequentare persone di ogni generazione, adolescenti e vecchi, giovani e maturi, maturi e vecchi, creando reti che spalancano infinite nuove possibilità aggirando l’idea che la divisione decide che è fondamento delle società occidentali avanzate.


Alla base di questo processo dovrebbe esserci anche un pensiero basato sull’idea che in futuro le nostre vite saranno più lunghe e che dovranno essere vissute meglio.

Questo pensiero potrà avviare un cambiamento positivo nella vita di molte persone, dagli anziani di oggi, ai giovani che saranno gli anziani di domani, affinché tutti possano vivere in modo adeguato le loro età.


Una società in cui le età della vita non comunicano fra loro è una società fragile in cui tutti hanno paura del tempo e del racconto che inizia sempre con ‘c’era una volta’.

Certamente i media non aiutano presentando da un lato l’uomo ‘super ager’ attivo ed energico e dall’altra parte un uomo senile, fragile che ha perso la ragione.



Persone in età che parlano con i giovani


Qu si inserisce il tema ageless, tema che è legato all’ageismo poiché tutti i settori che si occupano di trovare formule per apparire ageless, sempre giovani o eterna giovinezza, partono da un pregiudizio sulla età avanzata.


Una curiosità è rappresentata da Bryan Jhonson, americano e miliardario, che si è dedicato completamente a diventare un'atleta del ringiovanimento.

Pensa che si sveglia alle 4.30 e da il via alle misurazioni: grasso corporeo, massa muscolare, temperatura e alle volte risonanaza magnetica. Sta assumendo una sostanza che sembra abbia prolungato la vita dei topi. Dopo una colazioen light prende 60 pillole così come dopo un pranzo leggero ne prende altre 40. Va a letto intorno alle 20.30 e dice di sè:' Ho 45 anni, miliardario, ossessionato dall'idea di rimanere giovane e difficle da frequentare'.





Ci credo! Ma che vita è la sua? Barattare la giocosità del vivere con una vita così non è da augurare a nessuno.


Ci sono diversi filoni di ricerca nel campo della lotta all’invecchiamento che appaiono piuttosto incoraggianti. Per quanto riguarda il semplice rallentamento del naturale processo di invecchiamento, ci vengono proposti da tempo proposti integratori alimentari, diete mirate, digiuni rigeneranti, cosmetici (es. creme antirughe),massaggi, saune, prodotti per l’igiene e la pulizia del corpo, programmi di esercizio fisico, stile di vita non logorante, innesti di protesi dentarie, lozioni o stimolazioni laser contro la caduta dei capelli, trapianti di cuoio capelluto, iniezioni di botulino, chirurgia plastica, ecc. Questi trattamenti danno risultati soprattutto sul piano estetico, ma è evidente che, quando si invoca un concetto come quello di “eterna giovinezza”, ci si aspetta qualcosa di più spettacolare di ciò che, già oggi, si può acquistare al supermercato o in farmacia.





Vi svelo alcune delle nuove frontiere che sono a dir poco spiazzanti.


Rigenerare l’intero organismo, quand’anche pezzo a pezzo, è l’obiettivo su cui convergono gli sforzi di migliaia di ricercatori in tutto il mondo.


Se si parla di fermare o addirittura invertire il processo di senescenza, un primo filone di ricerca ritenuto molto promettente è quello della medicina rigenerativa. L’idea di base è quella di rigenerare organi e tessuti attraverso l’infusione di cellule staminali riprogrammate.


Altra opzione è la trasfusione di plasma dai giovani (o l’assunzione per via orale) di sangue o dei suoi componenti, pensata come un metodo di ringiovanimento fin dai tempi antichi e il sangue è visto come farmaco ‘ putativo’.


L’ormone della crescita, o somatotropina, è conosciuto da più di mezzo secolo come un potenziale elisir di lunga vita.

In parole semplici, contribuisce a mantenere l’organismo forte, magro, sano, giovane. Il problema è che la quantità di ormone secreta dalla ghiandola diminuisce col tempo.

L’idea è quella di arrivare infine a un prodotto farmaceutico sicuro che possa essere venduto legalmente anche a individui “sani”.


Insomma, la priorità è sconfiggere le malattie e allontanare la morte.


Vivere per sempre è diventato il sogno utopistico di imprenditori miliardari che sono ottimisti, o deliranti, sul fatto che non ci sia problema, nemmeno la morte, che non possa essere risolto tramite la tecnologia: sempre che rimaniate in casa al sicuro così non verrete investiti da una macchina!!!


Sappiate inoltre che nei grandi centri dove vengono studiate queste formule, i primi a testarle su se stessi e ad avere il mito dell’immortalità sono gli stessi ricercatori.

Si sta facendo strada l’idea che l’invecchiamento non deve essere serenamente accettato come un fatto naturale, o come un accidente del destino, ma deve essere visto come un male da eradicare il più presto possibile per cui tutti i rimedi cosmetici o medici devono essere trovati per rimanere ageless, eternamente giovani.


Se resteranno invariati certi tratti della nostra società, a partire dall’assetto economico capitalistico, tutto questo sarà studiato e non potrà estirpare questa visione ‘ malata’ della vita che ci viene inculcata da ogni settore di cui facciamo parte, sbagliando clamorosamente.



Coppia di anziani felici


Diventerà una società sempre più classista dal momento che l’accesso ai rimedi per l’eterna giovinezza avranno accesso solamente i ricchi.


Se dovessimo entrare in una fase nuova, in una società caratterizzata da un diverso sistema politico ed economico, lo scenario potrebbe essere diverso e meno terrorizzante.


Alla fine, dovremmo tornare a parlare della morte come di una cosa naturale e venerarla come le antiche civiltà, dovremmo ascoltare gli anziani perché sono i saggi e far in modo che accompagnino la crescita dei giovani che saranno in futuro, a loro volta, i depositari dell’esperienza.


Già Simone de Beauvoir denunciava il problema e la sua necessaria soluzione:


“La vecchiaia denuncia il fallimento della nostra civiltà. La società non si cura dell’individuo che nella misura in cui esso renda. Quando si sia compreso qual è la condizione dei vecchi, non ci si può accontentare di esigere una politica della vecchiaia più generosa, un aumento delle pensioni, alloggi sani, divertimenti organizzati. È tutto il sistema che è in questione, e l’alternativa non può che essere radicale: cambiare vita.”



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