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Moda e bei ricordi, i miei anni '80!

  • Immagine del redattore: Terry
    Terry
  • 20 nov 2020
  • Tempo di lettura: 11 min

Aggiornamento: 4 feb 2022



La moda segue il moto dei cicli e ricicli, si spulcia negli archivi e si rivisitano le influenze più

importanti.

Quest'inverno, sempre ammesso che riusciremo a tornare ad una vita seminormale, l'ispirazione degli stilisti si è rivolta agli anni '80 proposta nelle ultime sfilate in presenza a fine Febbraio.

Le linee sono state ovviamente riviste in chiave contemporanea perché quella moda nasceva da un contesto sociale diverso e la ’moda’ così come ogni tendenza in tanti settori, è strettamente legata alla sociologia e agli avvenimenti storici!


Jessica Parker coi ricci e nastro

Malka Ayane con caschetto e spalle a sbuffo

Anna Tatangelo con l'abito spallato e calze


Quali furono i momenti storici che caratterizzano il decennio?

  • 1980 Guerra tra Iran e Iraq nel Golfo Persico - Nascita del movimento Solidarnosh in Polonia.

  • 1981 apre Emporio Armani- Il matrimonio del secolo tra Il Prinicipe Carlo e Diana Spencer.

  • 1982 muore Grace Kelly in un terribile incidente - Primo trapianto di cuore artificiale - Vivienne Westwood lancia la collezione ’ Pirati'.

  • 1983 Karl Lagerfield approda in Chanel- Arriva la serie televisiva Dinasty.

  • 1984 Indira Ghandi viene assassinata - la Apple lancia sul mercato Macintosh.

  • 1985 Gorbaciov diventa capo di stato in Russia, arrivano in commercio i CD ROM... nasce mia figlia! Potrei anche aggiungere la grande nevicata a Milano: un metro di neve, la città bloccata (io avanti con la gravidanza) le macchine sepolte nella neve e noi che giocavamo a palle di neve davanti agli stores perchè non era proprio possibile circolare!

  • 1986 Yamamoto presenta la collezione ‘Rosso e Nero’- Avviene il disastro nucleare di Chernobyl (con una bambina di un anno fu una fatica a non farle toccare l’erba e sabbia: dicevano che erano contaminate) Oggi mi capite!

  • 1987 Lacroix apre la sua maison - ‘Venerdì nero’ il crollo della borsa di Wall Street.

  • 1988 Fine della guerra tra Iran e Iraq - Bush diventa presidente d‘America.

  • 1989 Crolla il mito di Berlino- Muore Khomeini - Repressione in piazza Tienanmen in Cina.

  • 1990 Guerra del golfo- Muore Greta Garbo- In Sudafrica viene liberato Nelson Mandela.


Possiamo dire che gli eventi vissuti hanno segnato quest’epoca? Certo! ma insieme a tutto ciò nacquero varie culture e personaggi.

La donna indipendente divenne una figura importante, autonoma a tutto tondo. La più rappresentativa fu la trasgressiva Madonna: cosa sarebbero gli anni '80 senza di lei?
Madonna è l'immagine del pop e cantava l'inno e l'imperativo del periodo 'I am a material girl and I'm living in a material world'... concetto perfetto.


Se esiste qualcuno che potesse essere paragonata a Madonna è Cher: il suo stile fatto di nastri e di pelle, l'esibizione di capezzoli e pube insieme ai tatuaggi diedero coraggio alle donne di vestirsi molto sexy. Lei aprì per prima il dibattito sulla chirurgia estetica senza rivelare mai quali furono i suoi interventi.



Rappresentante di quei look fu anche Cindy Lauper, sempre molto colorata, con acconciature di capelli rossi guarnite da nastri o cappelli, adorava collane e piume, il trucco tipico trasgressivo: fantastica, dolce e rock allo stesso tempo.



Come loro altre grandi artiste assursero alla ribaltà con la loro personalità: la mia preferita ancora oggi è Annie Lennox che col suo stile androgino diede un'immagine di sè e della donna indipendente e paritaria all'uomo.

Si affacciarono anche sottoculture che non associamo sempre a quegli anni ma che, come embrioni, cominciarono la loro ascesa.

Parlo della della Break-dance, il Rap, la Dance music e il Rave.


La Break Dance e il Rap nacquero a New York, nel distretto del Bronx, dove le note dell'hip-hop venivano suonate con il sottofondo del rumore che producevano i dischi mossi con le mani. Durante queste esibizioni alcuni ragazzi si esibivano con passi di Break-dance.

La Dance music si trasformò in vari rami diventando Techno, House e poi Rave a Londra e Manchester.

Nel Rave si notò come tutti si costruissero il loro stile ma le scarpe ginniche non mancavano mai. Nel 1985 i Run DMC rapparono:

' My Adidas and me, close as can be, we make a mean team, my Adidas and me'.

Durante un concerto al Madison Square Garden davanti a 20.000 fans chiesero al pubblico chi calzasse scarpe Adidas e 20.000 giovani alzarono le loro sneackers!

Così ci fu l’affermazione, in contrapposizione, di marchi solo per sportivi che sono diventati colossi come Nike, Adidas e Reebok , peraltro sapientemente in vista ai concerti: le famose Adidas a tre striscie nel concerto di Wimbledon di Freddy Mercury con i Queen, il Grunge portato sul palco da Kurt Gobain col gruppo dei Nirvana.



Io l’ho vissuta tutta dall’inizio alla fine, immersa completamente nel fermento che caratterizzò quel periodo, entusiasta di aver vissuto l'era d'oro dello shopping di lusso.

In Italia fu un momento in cui tutte queste tendenze furono assorbite e rielaborate dalla moda che riuscì a togliere lo scettro a Parigi in favore di Milano: città che tutt'ora è al centro del mondo moda-lusso.

Ho riguardato vecchie foto e sorridendo mi sono rivista giovane e follower della moda, nell’abbigliamento, trucco e pettinature.

Le spalline furono la parte più visibile che ritrovo nelle mie foto, messe sui cappotti, sulle maglie ma anche sulle t-shirt.


Le giacche ampie e lunghe, le camicie-abito di jeans portati con cintura e stivali, i Paninari e gli Yuppies .

Dei paninari so tutto, l’ho vissuto in prima persona avendo il marito a capo del mitico negozio ‘El Charro’ icona del momento.

Ricordo la fila infinita di ragazzine e genitori fuori dalla boutique, sita in una galleria di Montenapoleone, coda fatta di ragazzi benestanti e non, di nonne che acquistavano regali per i nipoti, di grandi imprenditori che sostavano insieme a tutta quella folla aspettando il loro turno per accontentare i figli. La boutique era sotto al salone dei Vergottini, i coiffeurs che inventarono il taglio 'bob' con la frangetta che ora è gettonatissimo... per capirci il taglio di Raffaella Carrà.

Un fenomeno che da allora non si vede più ma duro dieci anni.



Mentre i paninari erano trasversali, gli yuppies erano soltanto i 'figli di papà' che resero famosi marchi ancora oggi importanti come il tanto famigerato bomber di Moncler, le polo di Ralph Lauren, i polacchini Timberland e i pantaloni fuseau con la staffa di Armani.

Gli yuppies avevano un tenore di vita molto costoso ma erano privi di resonsabilità: l'importante era spendere e sembrava che l'unico modo di rilassarsi fosse lo shopping.

Per loro il motto era 'work hard, play hard', così chi voleva essere veramente 'in' lavorava anche dodici ore per poi spendere il guadagno nella Milano dello shopping.
Per fare carriera occorreva un look giusto 'dressed for success'.

Esisteva anche un codice preciso di come dovevano essere vestiti sia uomini che donne, come me manager alle prime armi.



Sono di Milano e ho visto nascere i trend, ho assistito all’ascesa di Via della Spiga, tramontare e rinascere la via Montenapoleone ma soprattutto ho assistito alla nascita dell’era dei grandi stilisti.

Ho avuto la fortuna di conoscerne alcuni di persona, a metà di quegli anni era facile incontrarli all’uscita dei loro atelier, si collaborava e ci si rispettava. La Via della Spiga era una viuzza di artigiani e negozietti di servizio. C'erano ben due cartolerie, in una delle quali incontrai per la prima volta Miuccia Prada! come ogni mamma comperava articoli per la scuola dei figli. Esistevano due ortolani: uno famoso e costoso, Fecis, che vendeva le primizie al prezzo dei diamanti e un'altro che aveva le pareti di cemento e chiudeva con la saracinesca come un garage! Ho scoperto poi che il proprietario aveva lavorato in grandi alberghi e parlava perfettamente cinque lingue.

Sulla strada di trovavano due panettieri, tre bar di cui uno anche tabacchi e un tappezziere che vendeva moquette. Li c’era Beneggi, il negozio dedicato agli animali, il primo forse che effettuava la toilettatura; esisteva anche un piccolo supermercato dove noi, venditrici e mamme, compravamo all’ultimo momento cibo fresco per i nostri bimbi.

Gli orari nelle boutique erano diversi: si apriva alle nove e un quarto e si chiudeva alle sette e trenta: la pausa pranzo era di due ore e mezza e chi riusciva andava a casa per pranzo.

Antiquari erano più d’uno e proprio qui Philippe Daverio aveva la sua sede.

Ve la immaginate ? Una via normale con tutti i servizi per la vita quotidiana.

Ad un certo punto aprirono degli showroom che rappresentavano marchi ora dimenticati: Callagan, Complice, Erreuno e altri ancora.

Gianni Versace disegnava per Callaghan ed io lo conobbi quando aprì col suo nome la prima boutique sulla via. Da Callaghan acquistai il mio abito di nozze, uno smoking bianco con una camicia in voile ricamata a mano, in linea col mood del momento



Da li iniziò la trasformazione della strada: arrivarono Lacroix, Gaultier, Fujiwara, Kenzo.

Fu la famiglia Moretti a portare i grandi sulla strada. Gianni Versace lo si vedeva camminare spesso e, lavorando per il gruppo Moretti avevo avuto modo di parlare con lui: ebbene, nonostante fossi solo una venditrice, non mancava mai di salutare quando mi incontrava insieme al fratello Santo che curava per lui la parte gestionale della maison.

Vi racconto come l'ho conosciuto peronalmente...

Patrizia Gucci che col marito Maurizio Gucci abitava in un attico affacciato su piazza S.Babila

voleva una mise esclusiva per la comunione della figlia Allegra e decise di scegliere Versace per disegnare gli abiti. Aveva le idee chiare, tutto doveva essere sul tema del giallo perchè avrebbe adornato il terrazzo con le mimose. Io lavoravo in un gruppo che comprendeva un negozio di lusso da bambini (marchi come Cacharel, Pom d'Api,....) e lui venne proprio li a farci visionare e, eventualmente modificare, le sue creazioni: Patrizia era una cliente della boutique.

Così, molto naturalmente, senza ancora il senso del protagonismo si affidò a noi per mediare con questa lussuosissima cliente!

Quando Versace fu assassinato, anni dopo, tutte le persone del quadrilatero lo seppero immeditamente e si creò un silenzio surreale e un susseguirsi di chiamate tra noi del settore perchè in realtà non ci credevamo.


In Via Della Spiga nacque la prima associazione di 'Via' e l'evento su strada, ricordo che fu in primavera, si popolò di gente: un assaggio di quello che poi è diventata la Fashion Night.

Io ero una semplice venditrice ma noi, che lavoravamo in zona 'quadrilatero', ci conoscevamo tutti, andavamo a pranzo negli stessi bar, avevamo il tempo di chiaccherare e scambiare informazioni anche se si parlava più di vita privata...

Io ho sempre detto che era un 'borgo' di paese dove tutti si conoscevano e si aiutavano senza mettersi in competizione come oggi.

In un attico della via era ubicato lo showroom 'Cielo' dove girarono il film 'Sotto il vestito niente' e che era gestisto da quella che poi diventò la moglie di Santo Versace.

In un monolocale abitava anche la cantante Marcella Bella e nei paraggi aveva un pied-a-terre anche Lory Del Santo. Lory passava tutti i giorni facendo sfoggia del suo charme per tutta la strada.

Indossavamo camicie in jeans molto larghe, piumini oversize da montagna, maglioni norvegesi. Personalmente amavo molto un completo di Emporio Armani formato da pantalone nero elasticizzato con la staffa abbinato ad una maglia di stile norvegese.

Quasi tutte avevamo la permanente per avere i ricci: è stata l’esperienza più incasinata del momento; avendo i capelli lisci il risultato fu un crespo ‘messy’ più che un riccio vero.

Eravamo tutte così perché le modelle proponevano quella acconciatura.

Le modelle... ogni periodo ha le sue dive e in quegli anni loro furono le vere dive da seguire.

Instagram non esisteva, le influencer nemmeno per cui traevamo ispirazioni dalle riviste patinate come Vogue dove loro erano protagoniste.

Facevano parlare per gli amori con personaggi come David Copperfield o Richard Gere, quest'ultimo astro nascente nel cinema americano dopo aver interpretato 'American Gigolo' proprio nel 1980.

Strapagate e consapevoli di essere al centro del mondo :

"Ma per meno di 10.000 dollari non ci svegliamo neanche" disse Linda Evangelista parlando di lei e di Cristie Turlington!

Furono gli stilisti a immortalarle stipulando con loro contratti esclusivi e vincolanti in un momento in cui dominava l'immagine del potere e del glamour.

A scatenare l'esclusività e la competizione per avere le modelle migliori fu proprio Gianni Versace: se la modella lavorava esclusivamente per lui durante le sfilate l'engagement prevedeva un guadagno extra.

La loro affermazione come cult fu firmata da grandi fotografi tuttora riconosciuti e destinatari di ricerche sul loro modo di vedere la donna attraverso la macchina fotografica: Steven Maisel e Peter Lindebergh direttori e art director delle più famose riviste di moda. Imam fu

una modella che ebbe stupendi ritratti e diventò famosa come compagna di David Bowe.

L'espressione 'Top Model' nacque però soltanto verso la fine degli anni '80 quando la moda cominciò a subire dei contraccolpi e loro contribuirono ad uscire dalla crisi riuscendo a mantenere in vita il glamour.

Imam

Linda Evangelista

Valeria Mazza, Naomi Campbell, Claudia Schiffer


Passeggiavano senza essere scortate con macchine oscurate consapevoli di essere personaggi cult. Ho incontrato Carla Bruni, Carol Alt, Broke Shields. Assistei ad uno show dove sfilavano tra le altre Claudia Schiffer, Cindy Crawford e Naomi Campbell, quest'utima ancora sconosciuta che passò tra la folla senza nessuno a fianco ed io mai avrei pensato che sarebbe diventata un'icona eterna!

Naomi aveva un carattere umorale, era capricciosa anche se bellissima, la 'Venere Nera', e proprio per questo nel decennio a venire fu messa un pò da parte nelle passerelle.



L'ho incontrata di nuovo durante una settimana della moda negli anni duemila: venne in boutique e mi abbracciò come una vecchia amica. Fuori un muro di fotografi che ci immortalarono insieme e mi valse una foto sul giornale inglese 'The sun'!



A quei tempi i brands, che ora sono super-lusso, erano venduti all'interno di boutique multibrand: un'esempio? Chanel, Hermes, Yves Saint Laurent erano presenti solo nel negozio di Marcello Rubinacci, esponente di una delle più note famiglie napoletane, il quale aveva in esclusiva per tutta Italia anche il marchio Louis Vuitton.


Oggi sono colossi indiscussi dell'immaginario luxury.


La boutique che aveva le scarpe più particolari era Maud Frison appartenente alla famiglia Moretti. Quando il marchio perse un pò di smalto, i Moretti aprirono una loro boutique multimarca che comprendeva anche la collezione Versace. Indovinate chi disegnò e produsse la sua prima collezione? Diego Della Valle allora sconosciuto. Un giorno venne in boutique per chiedere come stava vendendo la sua linea e onestamente dissi che andava alla grande e che avevamo già predisposto cospicui riassortimenti.

Un giorno, anni dopo, mi scambiò per Clio Goldsmith, mi venne incontro, mi abbracciò e mi baciò come una amica prima che gli dicessi che aveva sbagliato persona.
Eravamo irriconoscibili, indossavo un abito con giacchino di Complice... l'avessi tenuto!!!

Sergio Rossi produsse le scarpe della linea Versace ed così che fece la sua fortuna come marchio: disegnando per le griffe più famose! Aprì la prima boutique col suo nome nel 1986 e al contempo si vide anche la comparsa di Prada con le sue borse in nylon matelassè caratterizzate dalla tracolla doppia a catena.


Moschino

Missoni

Prada

Ferrè


Miuccia Prada fece produrre da un'azienda di proprietà del suo fututo marito; l'azienda fabbricava borse con un altro marchio 'Granello' che spopolava tra le VIP Clients.

Io mi trovai in quel mondo perchè parlavo inglese e le ricche americane, che furono catalizzate dal pret-a-porter italiano, venivano in comitiva a fare acquisti a Milano: addirittura senza bagagli certe di portarsi indietro un intero guardaroba. Arrivavano con una lista di cose da acquistare anche per gli amici e vendevo anche Bottega Veneta:

Non avete idea di quante clucth vendemmo dopo l'uscita del film 'American Gigolo'

Ricordo che quando venivano personaggi famosi non c'era il muro di fotografi ma una folla di ragazzi che, per passa parola, si radunavano a vedere dal vivo i loro idoli.

Molti furono gli stilisti che vestirono celebrities, uno fra tutti Giorgio Armani con le sue giacche dal taglio impeccabile: Armani diventò subito il 'Re' e lo è tuttora per coraggio e classe.



Moschino che fece parlare di sè per estro e ammissione di omosessualità, Jeanne Paul Gaultier che fece indossare le gonne ai ragazzi, Azzedine Alaìa con le gonne pencil in pelle strettissime e sexy, Romeo Gigli, Yoshji Yamamoto... una lista nutrita.


Kelly Le Broch venne col marito, Geoge Segal, e io non li conoscevo, me lo dissero dopo chi fossero perchè avevo notato la valanga di gente fuori dalla boutique.

Vidi Shade che era reduce dal suo primo successo ma, durante una pausa pranzo e in un giorno di pioggia, vidi passeggiare per la via semideserta ( le boutique erano chiuse a pranzo) nientedimeno che Elthon Jhon e Tina Turner a braccetto.


Lei riconoscibile con la sua pettinatira cotonatissima e lui con l'immancabile cappello.


Tina Turner vestiva spesso abiti di Gianni Versace, uno dei quali indossato per un concerto a Parigi.



Elthon Jhon lo rividi negli anni 2000 , simpaticissimo e gioviale insieme a quello che poi diventò suo marito: stravagante, anzi estroso, nei modi più che nel vestire.

Carolina di Monaco e Philippe Junot vennero a Milano per il guardaroba in vista delle nozze e li vidi camminare senza clamori troppo ostentati alle loro spalle.

Di personaggi cult ne ho visti tanti, questi sono una parte di quelli che frequentavano le vie di una Milano frenetica, in fermento, affamata di shopping, piena di turisti... americani ma anche giapponesi, veramente tanti.

Addirittura alcuni giorni si formava un muro davanti ai nostri tavoli dove mostravamo i prodotti: io e la mia collega ci guardavamo in faccia e ridevamo come delle matte! non sapevamo più a chi dare retta.

Fu il periodo della 'Milano da bere'!


Posso dire che sono stati anni entusiasmanti, che ho vissuto il meglio di questa kermesse che è la moda, consapevole che così come allora non tornerà mai più.

Forse è giusto così perchè il mondo si evolve, va avanti e guai se non fosse così: mai arrendersi e mai perdere la curiosità di crerare e osservare nuovi mondi.

Vi lascio con una promessa: gli anni '90 e gli anni 2000 da raccontare con altri aneddoti molto personali!

Tutte le foto non personali tratte dai libri:

'MODA il secolodegli stilisti' di Charlotte Selling, edizione Konneman

'Un secolo di MODA' edizioni Vallardi




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