Moda-Beauty Equo-sostenibile: che significa?
- Terry
- 11 ago 2021
- Tempo di lettura: 8 min
Aggiornamento: 3 feb 2022

Ho deciso spiegarlo in questo post perchè è un tema che mi sta a cuore: dedicare un post dettagliato alla 'moda' sostenibile.
Si capisce sicuramente da come scrivo che è un argomento che mi appassiona, a cui tengo moltissimo e che sostengo a spada tratta!
I cambiamenti climatici, le specie in estinzione e il futuro delle generazioni chiedono che li si tuteli; come non pensarci guardando gli incendi nelle isole greche, le temperature africane in Canada o i quintali di plastica che inondano i mari e gli oceani?

Io mi sento responsabile del futuro dei miei nipoti: le variazioni meteorologiche stanno flagellando la terra, l'estinzione di specie di fauna e di flora non sono un decorso naturale ma una conseguenza delle nostra indifferenza di un pianeta di cui siamo ospiti!
Sono diventata più sensibile alle tematiche quali il rispetto dell’ambiente, i cambiamenti climatici, il rispetto dei diritti umani ma consapevole che le aziende sapranno prendersi le proprie responsabilità per raggiungere uno scopo comune, un’economia che sia anche inclusiva ed etica: preservare la biodiversità proteggendo il clima con un impatto sociale positivo.

Anche la moda si sta pian piano adeguando ma siamo noi le artefici del cambiamento, siamo noi che dobbiamo acquistare consapevolmente.
Io per prima che ho lavorato in questo settore pensando solo a possedere oggetti di culto, senza guardare a come venivano realizzati, sono diventata più attenta e più selettiva.
La parola Moda evoca in sè qualcosa di bello ma, come diceva Platone, la moda, se etica e sostenibile, è l’espressione di un concetto di bellezza dove il bene è considerato nella sua totalità.
Ordine, armonia e proporzione sono le basi della moda che se accompagnate dalla conoscenza e trasparenza ci portano alla forma più alta di Bellezza.
Ho fatto miei questi presupposti e vi spiego come sono arrivata a pensarla così.

Negli ultimi trent’anni abbiamo speso per prodotti altamente tossici e realizzati in paesi dove la ‘schiavitu’ del denaro è ancora imperante.
Eppure arrivare ad una economia circolare che rispetta tutto e tutti non è complicato ma c'è bisogno solo di cambiare prospettiva.
Quanto è bello invece indossare qualcosa di bello, che ci piace e che può essere definito sostenibile ?
Sussistono però due difficoltà: trovare prodotti ecosostenibili e soprattutto saperli distinguere dalle false illusioni.
Chiarisco che in realtà non ci sono prodotti in vendita a impatto zero perché al momento non esistono.
Possiamo produrre prodotti che inquinano meno!
La produzione, per esempio, che fino ad ora era considerata comune ha notevoli differenze con quella biologica e già così si fa un passo avanti.

I prodotti ecologici riducono l’uso delle sostanze chimiche e lo sfruttamento dei terreni, sostengono le persone preservando il diritto e la salute dei lavoratori, rendono migliore la vita degli animali che possono vivere nel loro ambiente naturale e non in spazi angusti e frustranti.
Per questo dobbiamo essere attenti alle etichette che spesso si riferiscono ai soli materiali e non a come sono stati prodotti: è comunque già un punto di partenza positivo.
Un primo importante approccio è iniziare a guardare i tessuti dandovi tre punti di riferimento:
Naturali : composti da fibre di origine animale come la lana o la seta.
Artificiali: composte da fibre naturali unite chimicamente a sostanze sintetiche , come la viscosa o il modal.
Sintetici: composte da derivati del petrolio o prodotti chimici come il nylon o il poliestere.

E molto difficile fare una valutazione di ciò che è meglio perché occorre tenere in considerazione aspetti politici, sociali e ambientali.
Saremmo portati a pensare che le fibre naturali siano le più eco-sostenibili ma oggi ci sono fibre sintetiche nate dal riciclo che spesso sono meno impattanti sull’ambiente oppure prodotte da materiali naturali come il legno, agrumi, mais ecc.
Le materie non sostenibili oltre a inquinare, distruggono la terra, vengono lavorate in paesi dove lo sfruttamento minorile o femminile è la normalità.
Per questo magari acquistiamo un capo in fibra ecologica ma non equo o sostenibile, molto più difficile da trovare e non economicamente proficuo.
Qui sta la differenza tra fast- fashion e slow- fashion.
Ne avete mai sentito parlare?
Il fast fashion è prodotto industrialmente mentre lo slow fashion si avvale di processi artigianali, collezioni ridotte e non è connesso all'argomento 'brand'.
Di solito slow-fashion sono produzioni locali e noi in Italia abbiamo tantissime piccole realtà artigianali a cui far riferimento per comprare capi belli, fatti bene e sostenibili.
Vi propongo una guida facile per acquistare alcuni prodotti leggendo le etichette,
Esistono certificazioni che garantiscono etica, sostenibilità ed equità che dovrebbero essere chiarite sulle etichette di tutte le aziende che aderiscono ad un protocollo con requisiti precisi.

Si possono dividere in base a:
CERTIFICAZIONI AMBIENTALI: i materiali che rispettano l’ambiente di cui fanno parte tutte le eco pelli realizzate con scarti di prodotti vegetali: funghi, mele,acqua di cocco per un processo solvent- free, scarti di mango o raspi, bucce e semi d’uva.
CERTIFICAZIONI SOCIALI: etiche, attente alla salute dei lavoratori che vengono sfruttati in paesi che ignorano le regole di base solo per abbassare i costi di produzione
CERTIFICAZIONI EQUO SOLIDALI: si occupano di verificare lo stato dei lavoratori con requisiti attenti al lavoro minorile, lavoro obbligato, salute e sicurezza, discriminazione, orari di lavoro e retribuzione.
CERTIFICAZIONI BIOLOGICHE: applicate ai capi di abbigliamento realizzati solo con fibre naturali che seguono standard di lavorazione con severi criteri ambientali ( pesticidi, prodotti chimici)e sociali.
CERTIFICAZIONI PER IL DIRITTO DEGLI ANIMALI: sono cruelty-free, fur-free, supportate dalla LAV per evitare sperimentazione sugli animali
CERTIFICAZIONI PER IL RICICLO: realizzate con materiali riutilizzati e resi riciclabili per evitare sprechi, quindi cotone, lana, poliestere riciclato, poliammide riciclata, fibre di cuoio rigenerate.

Il commercio eco solidale in questo senso si fonde anche con il ‘second hand’ di cui le più importanti piattaforme online hanno creato una sezione apposita; vedi Farfetch, Rebelle o Vestiare Collective.
Il second hand è infatti nato per evitare lo spreco, è un riciclo in maniera diversa.
Come disse persino Anna Wintour ,direttrice di Vogue, in una delle sue dirette su Instagram, gli abiti belli devono avere una lunga vita facendo in modo che possano essere tramandati anche a figlie o nipoti: teniamoli come un oggetto di valore e di testimonianza del passato.
Il commercio propriamente equo solidale si muove in altro modo: offre di più ai paesi sottosviluppati richiedendo standard sociali più equi; si muove, ad esempio, con le cooperative di cotone ecologico in Mali, i gruppi dei tessitori del Bangladesh e i produttori di alpaca in Perù.
Tornando ai tessuti naturali vorrei chiarire che hanno anche pregi importanti: sono più sani perché assorbono di più l’umidità rilasciandola all’esterno al contrario dei tessuti sintetici che non fanno traspirare, tant’è che in Polonia si sta lavorando addirittura a una collezione di intimo in lino abbandonando lycra, nylon e poliestere.
Molte aziende della Moda oggi si definiscono sostenibili dichiarando di usare tessuti naturali ma non dicono cosa c’è dietro a questa produzione non segnalando la certificazione tessile approvata. Di buono c'è che, di conseguenza a questi due anni difficili, hanno capito che devono essere coinvolti anche per garantire la salute dell'ambiente e dei lavoratori tant'è che alcuni brand hanno lanciato iniziative in questa direzione.

OTB - Only The Brave,( Diesel) ha coniato il motto’ Be responsible, Be brave’ che coinvolgendo tutte le aziende del gruppo hanno tre obiettivi da raggiungere: salvaguardia dell’ambiente, attenzione al profitto e impegno sociale.
Moncler ha modificato il suo concetto di lusso: il presidente Remo Ruffini ha dichiarato
"Il lusso oggi è completamente cambiato e la pandemia ha accelerato il processo. Il lusso non è più possedere qualcosa ma appartenere a una community, saper vivere un’esperienza; si è passati dal lusso come possesso a un lusso che si vive e ti appartiene"
Stella McCartney ha da sempre creato accessori e abiti in linea con questi principi di cui si è fatta paladina sin dagli esordi.
Possiamo rivolgerci a marchi meno costosi, per quelle come me che non hanno grandi budget da spendere. OVS, ZARA, MANGO hanno già creato linee con materiali equo sostenibili, a ridotto impatto ambientale e con la giusta attenzione chi ci lavora. .
Ecco! L’etichetta è da guardare attentamente per vedere se sono visibili le certificazioni accreditate: su una maglietta che ho comprato io per il mio nipotino da OVS, su una giacca di Zara e su un Kimono di Mango ho trovato le etichette corrette:
Per la legge di mercato, più aumenta la richiesta di prodotti certificati e più aumenta la produzione abbassando in contemporanea i costi, perciò occorre che noi in prima persona acquistiamo consapevolmente.

Ho parlato di moda ma anche il beauty lo è con una percentuale alta di prodotti inquinanti e suggerimenti d'uso di creme o sieri di cui possiamo anche farne a meno. Una cosa risaputa sono le creme solari che inquinano i mari: optiamo per oli vegetali, vitamine o filtri come ossido di zinco o biossido di titanio.
Il dopo sole è un’invenzione della cosmetica, è una semplice crema idratante e non è vero che dopo un anno le creme scadono: se colore e odore sono uguali si possono tenere e usare e potrei andare avanti ancora!

Questo è il motore che sta spingendo il settore beauty verso una trasformazione green di cui la sostenibilità diventa un tema centrale e strategico spostando la ricerca sullo sviluppo di prodotti nuovi.
Greenpeace pochi mesi fa ha lanciato un allarme ricordando quanti ingredienti in plastica sono contenuti nei rossetti, mascara, cipria e fondotinta. In un report ‘ Il trucco c’è ma non si vede’ hanno verificato l’esistenza di questi ingredienti, addirittura uso massiccio di polimeri in forma liquida che oltre a danneggiare la terra sono dannosi per la salute in quanto presenti in prodotti a contatto col viso. Altre società hanno fatto verifiche di questo tipo ed è emerso quanto sia assurdo il fatto che non sia proibito l’uso di microplastiche in queste tipologie di prodotti.
Ci sono aziende che hanno fondato marchi di skincare e haircare conciliando valori e profitto, costruendo l’immagine di una ‘Bellezza Sostenibile’. Il packaging è tutto riciclabile, si sono eliminato dalle formule tutti gli ingredienti provenienti da origine animale o fonti non rinnovabili.
Le grandi Maison, le più quotate nella moda, si sono attivate per sviluppare progetti su questi fondamenti. Chanel ha creato un manifesto ‘La beautè se cultive’, un concetto che esprime l'idea di bellezza che 'raccoglie quello che semina' con centri di ricerca dal Madagascar fino a Costa Rica.

Guerlain ha lanciato una nuova sfida cercando di arrivare a prodotti con un minimo del 90% di origine naturale, è impegnata nei confronti delle api, Bee Respect ,alla quale ha dedicato molte collaborazioni.
Yves Rocher punta a raggiungere la piantumazione di 100 milioni di alberi nel mondo.. Missione non di diventare aziende migliori al mondo ma per il mondo!
Persino la Cina ha accettato di commercializzare prodotti cruelty-free!
Gli interessi finanziari sono importanti e solo così è garantito un futuro economico e sociale
che porterà profitto.
Ma ora mi chiederete: dove trovo questi negozi, boutique o profumerie??
Sul sito ‘ecofashion.vestilanatura’ si possono trovare i brand selezionati ed approvati o quelli in attesa di approvazione ,nella zona in cui abitare.
A Milano, Tatiana boutique o Seredipity sono nomi conosciuti e sono in elenco.
L’app si presenta così e si cerca tra i vari settori oltre che per città.

A Milano due giovani ragazzi hanno creato una startup di sneakers eco friendly, ACBC che investe in ricerca e sviluppo in ottica green: hanno già venduto 300.000 paia!!

Per il beauty online si trovano aziende nuove e interessanti come la Biofficina Toscana che addirittura vende un burro struccante ai frutti rossi. &Other stories ha prodotto la sua prima linea vegana per il corpo.

Da parte mia sto già cercando di ridurre gli acquisti d'impeto e spesso inutili e sto optando per scarpe, accessori, abiti certificati e beauty bio.
Il mio abito è ecosostenibile e fatto da una sartoria artigianale, la maglia in puro lino certificato e prodotto in Italia.
‘Dobbiamo cambiare il rapporto uomo-natura favorendo una riconversione green se vogliamo ritrovare un equilibrio corretto tra i due mondi’ dichiarazione del responsabile della Campagna anti inquinamento di Greenpeace in Italia.
Stiamo scrivendo una nuova pagina della storia per cui tutti noi saremo impegnati in unica missione: conservare, rigenerare e favorire la vita che ci circonda, preservare la biodiversità proteggendo il clima con un impatto sociale positivo.

Quindi…pensiamo al futuro e facciamo attenzione alle etichette!!!
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