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Istambul: un weekend in viaggio tra storia, cultura e magia sul Bosforo

  • Immagine del redattore: Terry
    Terry
  • 23 mar
  • Tempo di lettura: 12 min

Aggiornamento: 2 giorni fa

Profilo della città di Istambul
Profilo della città di Istambul

Siete mai state a Istambul?


Io mi sono regalata un weekend a Istambul con un’amica. Ero già stata in questa magica città per lavoro e mi ero ripromessa di tornare per scoprire le sue peculiarità.

 

Mi ha affascinato quando per la prima volta l’avevo visitata 30 anni fa, poi ci son tornata più avanti per tenere un corso per lavoro e, pur non potendo uscire, ho chiesto di andare sul Bosforo a guardarlo prima di riprendere l’aereo.

Oggi posso dire che il fascino è lo stesso e la magia che sprigiona la si sente ancora.


Istambul dal Bosforo


Arrivando si atterra all’aeroporto’ Istambul che ha sostituito quello di Ataturk  intitolato al primo Presidente della Repubblica di Turchia Mustafa Kemal Atatürk. Ora i voli Turkush Airline atterrano solo a Istambul mentre tutti gli altri sono rimasti ad Ataturk.

 

Atatürk (il cui significato è "Padre dei Turchi") fu il cognome assegnato esclusivamente a lui - con apposito decreto - che nel 1934 il Parlamento della Repubblica, in base alla "legge sul cognome", gli attribuì quando Kemal fece adottare regolari cognomi di famiglia, assenti nella tradizione turco-ottomana  come era invece l'uso del mondo orientale.

 

Ataturk è il padre della Turchia moderna ed eroe nazionale:  dopo aver cacciato Francesi, greci e armeni sostenuti dal califfato, nel 1922 dichiarò decaduto l’impero ottomano vigente fino allora e proclamò la Repubblica della Turchia.

 

 

Il suo pensiero, chiamato poi kemalismo, era che  le trasformazioni sociali e politiche necessarie dovevano avvenire in modo drastico e irreversibile, conducendo la Turchia in Europa e nella modernità senza perdere i propri tratti nazionali. I sei punti del kemalismo confluirono nella Costituzione del 1937 ed ebbero effetti radicali sulla società turca: la shari‛a fu abolita, sostituita da codici laici modellati su quelli svizzero, italiano e tedesco. Il costume tradizionale fu abbandonato a favore degli abiti occidentali. La lingua imperiale, l’osmanli, scritta in caratteri arabi, fu sostituita dal turco, ricostruito epurando le radici straniere e scritto in caratteri latini; la domenica divenne giorno festivo invece del venerdì musulmano e i vecchi titoli ottomani, compreso quello di pascià conferito

 

 

Dal 28 agosto 2014 la Turchia ha un leader più estremista, Recep Erdogan che, nel2017, cambiò la repubblica da parlamentare a presidenziale.

Istambul rimane, comunque, una città dalle molte sfaccettature e da più ampie vedute culturali pur non essendo la capitale.

 

Lo si sente appena si entra in città dove si respira un’atmosfera a metà tra occidente e oriente specialmente se ci si ferma davanti allo stretto del Bosforo.




Istambul dal Bosforo

Istambul dal

Dietro il nome dello stretto c’è una intricata e divertente storia degli dei greci.

 

Il nome significa "passaggio" o "guado della giovenca", dal greco Βοῦς (bous, vacca) e πόρος (poros, passaggio), e allude al mito secondo il quale Zeus, a causa di un incantesimo gettato da Lunge, figlia di Pan e di Eco, si innamorò di Lo. Poiché Zeus temeva la gelosia di Era quando la andava a trovare, la nascondeva in una nuvola dorata. Era lo accusò di infedeltà e trasformò Lunge in torcicollo per punirla. Zeus negò: "Non ho mai toccato Lo" e per evitare di essere scoperto trasformò la giovane in una giovenca bianca.

Ma Era ne reclamò la proprietà e la affidò ad Argo  ordinandogli: "Lega segretamente questa vacca a un albero di olivo presso Nemea". Ermes, incaricato da Zeus di recuperare Lo, prima addormentò Argo, poi lo uccise colpendolo con una pietra ed infine tagliandogli la testa. Così liberò la giovenca. In seguito Era mandò un tafano a pungere Lo, che cominciò a correre per tutto il mondo conosciuto per sfuggire all'insetto. Arrivata al braccio di mare tra Europa e Asia, attraversò a nuoto lo stretto, che prese il nome di Bosforo, ed infine giunse in Egitto, dove partorì Epafo, riacquistando le fattezze umane.

 

Il Bosforo è uno stretto canale naturale che mette in comunicazione il Mar Nero col Mar di Marmara, a sua volta collegato al Mar Mediterraneo a Sud, tramite lo stretto dei Dardanelli.

Lo stretto offre una visuale splendida sul  profilo delle moschee della città oltre ad essere un importante via commerciale.

 

Arriviamo in hotel, che consiglio, un boutique Hotel ‘White House Istambul’ gestito da un host veramente bravo e gentile che ci ha coccolato e consigliato in quei giorni.

La terrazza, con una sala attrezzata per la colazione, dava direttamente sulla vista delle cupole delle moschee.




L’avevo scelto perchè si trova nel quartiere di Sultan Ahmet a cinque minuti dai siti più importanti e molto vicina al tram. Il tram è il mezzo più facile per arriva re anche al Bosforo e ai palazzi imperiali; facile da prendere ed economico, il biglietto costa un euro e dappertutto comunque si paga con carta di credito.

 

Il tram a Istambul
Il tram

Dopo questa prima esperienza ed una boccata d’aria non si può fare a meno di visitare i luoghi più significativi.

 

Ovviamente prima di tutto le due moschee più famose: Hagia Sophia (Santa Sofia) e la Moschea Blu.

Sono luoghi della religione musulmana anche se non è stata sempre l’unica ad influenzare la città.


Anche religioni come il cristianesimo e l’ebraismo hanno fortemente dominato la loro società. Ci sono ancora molte vestigia cristiane, chiese e simboli ortodossi che testimoniano il passato della città che fu capitale del Sacro Romano Impero per un certo periodo col nome di Costantinopoli.

Tuttavia, il settore non musulmano della città ha iniziato a declinare a partire dai primi anni 2000.


 

In questi luoghi si può entrare solo con braccia, gambe e capo coperti, i capelli non si devono vedere. Per fortuna o per sfortuna noi indossavamo una specie di passamontagna in quanto il tempo non è stato clemente: acqua, neve e grandine si alternavano ogni quarto d’ora ed il vento peggiorava il freddo; appena ho scostato dalla testail cappello per una foto è arrivata una adepta che mi ha intimato di coprirla.


Mentre il giorno prima stavamo pensando di comperare un cappello ma, essendo milanesi, non ce n’era uno che ci stava bene, quel giorno abbiamo acquistato ad una bancarella la prima cosa calda che ci copriva bene!



due amiche con un cappello bataclava
Noi, turiste, con un bataclava!

La moschea di Santa Sofia fu una chiesa cristiana bizantina fino al 1543 quando fu convertita in moschea ottomana e tale rimase fino al 1935 dove divenne un museo. Con il presidente Erdogan, nel 2020,  è tornata a tutti gli effetti una moschea.

All’interno la si può visitare solo dalla balconata perchè il pavimento della moschea, ricoperto da un bellissimo tappeto verde, è riservato solo a chi deve pregare.


Tutto quello che richiamava il cristianesimo fu ricoperto con gessi colorati ma, essendo Istambul in una zona sismica, in molti punti il gesso si è sgretolato e non hanno mai pensato di ripararlo.

 

Si possono quindi  vedere le vestigia cristiane ancora presenti alle pareti scrostate; si trovano dei bellissimi mosaici con madonna e santi costruiti con piccole tessere dorate o colorate come quelle dei mosaici di Ravenna.




La cose più interessanti sono due: prima di tutto ai quattro angoli del soffitto cupolare sono dipinti degli angeli, simboli cristiani. Per coprire loro la faccia sono state dipinte delle stelle ma un di loro si è scrostato e si può ancora vedere la sua faccia.




L’altra cosa interessante è guardare come hanno risolto il problema della vista di  madonne col bambino sulla cupola; per evitare che i fedeli mussulmani posano vederli mentre pregano sono stati allestiti dei teli. Non si vedono se stai pregando sul tappeto della moschea ma si intravedono dalla balconata.

 

Madonna con bambino coperta dai teli nella moschea di Santa Sofia
Teli sull’immagine della Madonna

In ogni caso è uno spettacolo! Tutta illuminata con lampade e lampadari, con quattro medaglioni con iscrizioni in arabo sui quattro angoli della cupola.

Anche l’esterno è illuminato e la sera è visibile creando un’atmosfera magica.

 

 

Vicino a Santa Sofia si trova la famosa Mochea Blu chiamata così per le piastrelle di ceramica color turchese inserite nelle cupole, nelle pareti e nelle colonne interne.



 

È importante in quanto ha sei minareti al posto dei quattro che ornano tutte le moschee. Secondo una storia popolare, i minareti  sarebbero dovuti essere in oro ma per un malinteso l’architetto che li costruì capi ‘alti’(in turco sei) invece che ‘altin, (oro): questo per la mania di grandezza del sultano che la voleva diversa e più magnificente delle altre.

L’interno è magnifico con 200 vetrate e lampadari che pendono dal soffitto e circa 20.000 piastrelle turchesi che adornano le pareti superiori e la cupola.




L’entrata è gratis a differenza di Santa Sofia e si entra sul grande tappeto centrale dove pregano i fedeli

Nelle moschee si devono togliere le scarpe prima di calpestare il tappeto di preghiera e i credenti devono anche lavarsi i piedi come abbiamo visto all’esterno dell’entrata.

Una consuetudine che non possono trascurare.


Musulmani che si lavano i piedi prima di entrare sul tappeto delle moschee
Fedeli che lavano i piedi prima di entrare in moschea

 

Essendo molto frequentata non si intuisce subito il fascino di questa struttura per cui noi ci siamo tornate di sera per visitarla ben.

Già all’arrivo luci rosate la circondano, il cortile interno aveva bagliori blu e l’interno, coi lampadari illuminati solo di sera è mozzafiato.

Il mio consiglio è proprio di andarci la sera considerando che rimane aperta anche se è scritto che l’orario è fino alle 19.




 

Cinque volte al giorno si sentono le preghiere dei muezzin diffuse da megafoni in yutti gli angoli della città.

Si sente distintamente il canto da una moschea e il controcanto di risposta da un’altra moschea; in questi momenti sembra di essere tornati ai tempi di Costantinopoli anche se, in tutti i paesi musulmani,si ripete lo stesso rituale.


Canti dei muezzin

 

Accanto alla moschea di Santa Sofia c’è l’entrata della alle Cisterne; cosa sono?

Si tratta della Cisterna Basilica, o Yerebatan Sirnici, come viene comunemente chiamata Fu costruita in epoca bizantina per rifornire d'acqua il Palazzo Imperiale e gli edifici circostanti.






Tanti anni fa le cisterne non erano ancora restaurate ed aperte ma oggi dalla moschea si passa direttamente a vedere questa meraviglia.

 

Questa antica riserva d'acqua conta circa 336 colonne, 2 teste di Medusa e numerosi archi.

Tutte le colonne furono prese da chiese cristiane o da edifici greci tant’è che sono tutte diverse; alcuni riportano simboli come la croce, altre teste di medusa oppure sono montate coi capitelli al pavimento.

Il buio è illuminato dalle luci sulle colonne che creano giochi di colori dal verde al viola, il pavimento è tutt’oggi ricoperto d’acqua e si cammina su passerelle.



 

I palazzi avevano dei buchi sul pavimento che funzionavano come dei pozzi: si calava un secchio e si prendeva l’acqua piovana. Ancora oggi è visibile sulle colonne il segno di dove arrivava il livello dell’acqua ed esistono ancora i fori nel pavimento di alcune case, ora coperti con un vetro.

Al di là del valore storico, hanno un fascino che non si può eludere.

 

 



Ci sono ancora molte vestigia cristiane, chiese e simboli ortodossi che testimoniano il passato della città che fu capitale del Sacro Romano Impero per un certo periodo col nome di Costantinopoli.

 

 

 

Una visita al Gran Bazaar è inevitabile perchè, con le sue 21 entrate, lo si incrocia passeggiando per il centro.

Il bazar è stato completamente rimodernato rispetto a come lo ricordavo io; soffitti e pareti dipinte, una quantità infinita di negozi di tutti i generi, dai souvenir ai lampadari tutti colorati, alle borse dupe quasi uguali alle originali che mi sono rifiutata di comperare anche se ora sembra sia una moda farlo.

La cosa più strabiliante sono gli innumerevoli negozi di profumi, lampadari o vetri e di oro con  la vendita dei lingotti in tutte le sue misure tanto che si incontrano persone con vassoi riempiti di pezzi di oro che passano da un negozio all’altro senza badare alle folle che riempiono questo luogo.

 



L’oro è troppo ma l’argento è un  acquisto che ci piace per cui ci siamo comperate dei bracciali regolarmente pesati prima di avere il prezzo poi contrattato come si usa fare sempre. Il mercante comincia con un valore, l’acquirente lo dimezza e poi dopo varie contrattazioni si arriva al prezzo finale. Chi è più bravo a contrattare e a non desistere può veramente fare degli affari.




 

Una consuetudine musulmana, che abbiamo fatto nostra,  è l’hammam; io l’ho fatto anni fa ma questa volta il freddo non mi ha invogliato a spogliarmi.L’Hammam è una SPA con un rituale preciso e uso di prodotti che si trovano solo in questi paesi. Il più famoso, se vi capita di volerci andare, è il Cagaloglu Hammam dove potete provare un vero (trattamento) bagno turco in un luogo con 300 anni di storia. Lo si può comunque visitare e vedere le nicchie dove si cambiavano i clienti con asciugamani e ciabatte antiche.

Questo hammam è misto ma le zone uomo e donna sono molto bene separate e fatte in modo che non ci si incontra mai.

Da qui son passati molti personaggi famosi, da Ophra Winfrey, Jhon Travolta e Nureyev, dal Kaiser Willelm II a Mustafà Kemal Ataturk.

 

 

Girare per Istambul è molto facile potendo usufruire di una rete di tram efficientissima, alla metropolitana o il traghetto.

Il traghetto lo abbaiamo usato e per attraversare il Bosforo e visitare la parte asiatica della città.

In realtà la parte europea è la più antica e ricca di monumenti ma la parte asiatica è molto più grande e moderna.

Qui ci sono le università e una moltitudine di studenti vestiti all’occidentale che passeggiano per le vie molto caratteristiche  e costellate di caffè e di negozi che conosciamo anche noi. Molti vicoli sono coperti da ombrelli colorati aperti e i giovani sono molto curiosi di capire il nostro modo di vivere. Le ragazze dove abbiamo bevuto il caffè ci hanno chiesto come farlo al meglio, come si vive in Italia e comunicato di voler fare esperienze in Europa.



Vicolo dell parte asiatica di Istambul
Strada Istambul lato asiatico

 

Era quasi sera al ritorno in traghetto così abbiamo potuto ammirare lo skyline della città al tramonto con le moschee e glia alberghi illuminati: uno spettacolo meraviglioso.

 

Santa Sofia vista dal Bosforo di sera
Profilo di Istambul dal Bosforo

In tutto questo non sono mancate le esperienze culinarie. Qui si mangia molto bene e si può decidere per pranzo o uno spuntino di mangiare nei chioschi per strada e optare per ristoranti, non turistici, per cena.



Bagel al sesamo di Istambul


Le specialità da assaggiare per strada le trovi sui carrettini rossi e bianchi che vedi un pò dappertutto.




Si vendono dell ciambelle particolari, ne troverete ovunque a Istanbul.

Si chiamano Simit, è una sorta di bagel al sesamo, potete mangiarlo semplice o ripieno di formaggio fresco, di Nutella per la colazione, insomma le varianti non mancano. Da accompagnare al classico tè, il Chay.



Pannocchie 'Misir' a Istambul

Ancora fame? Uno spuntino sfizioso è la pannocchia (Misir), anche in piena estate appena cotta, prima bollita e poi passata sulla griglia, è buona e succosa.


Durum Kebap di Istambul

 

Il loro piatto più conosciuto è proprio  il Kebap: ma probabilmente non tutti sanno che il vero kebab turco esiste in due varianti: il döner kebab, considerato proprio "da passeggio", servito in una sorta di piadina; e il dürüm kebab, la variante con panino. Il classico arrosto verticale, da cui si tagliano straccetti di carne, può essere anche composto da solo pollo, o da carne (naturalmente mai da maiale). Aggiungete verdure, patatine e salse. Non ne mangerete mai uno così buono in Italia.

 

I Kokoreç sono qualcosa di davvero caratteristico, molto difficile da trovare altrove: si tratta di interiora di pecora cotte su uno spiedo e condite con molte spezie, talvolta piccanti. Superata la diffidenza per l'ingrediente un po' particolare, il gusto è decisamente originale e ci è piaciuto molto.





 

Un must dappertutto è la carne tagliata a spezzatino che può essere agnello, montone o manzo cucinata per ore con verdure e spezie. La consistenza è quella dello stracotto, le verdure sono insieme alla carne ed hanno un sughetto o quasi sempre piccantissimo ma poterete sempre chiedere poco piccante in modo che sia per noi mangiabile.


Pane Bazlama
Pane Bazlama

Queste pietanze vengono servite con del pane arabo di cui esistono varie ricette; il Bazlama è quello che ho assaggiato io ed è delizioso,una specie di calzone vuoto. Il pane è caldo e, se lo si punge con la forchetta, esce il vapore e si abbassa.



 

Il pesce fresco è molto facile da trovare nei ristoranti dedicati e si può sempre scegliere una cottura semplice. Noi abbiamo mangiato uno spiedino di salmone e gamberi ed un dentice alla griglia servito con verdure grigliate: molto buono e fresco. Noi lo abbiamo assaggiato al ‘Fish Sultan Ahmet market’, un ristorantino al centro del quartiere di Fatih.

 

(Se volete gli indirizzi dei ristoranti scrivetemi sul blog.)

 

Ristorante Nusret Sal Bae
Sulla sinistra Salt Bae

Non può mancare una sosta davanti al famoso ristorante di Nusret ‘Salt Bae’ nel Gran Bazaar: la sua statua di cera accoglie i clienti in entrata.  Nusret Gökçe, meglio conosciuto come Salt Bae, ha iniziato il suo percorso come macellaio in Turchia, fino a diventare una leggenda culinaria per la sua peculiarità di avvolgere la carne in foglie d’oro vero. Una cena da lui sarebbe indimenticabile ma il costo è proibitivo.



Bicchiere di succo di Melograno

 

In Turchia hanno un po' una fissa per il Melograno. Troverete piccoli chioschi che vendono solo succo di melograno appena preparato, chiamato Nar suyu. Nella cucina turca, inoltre, abbinano spesso questa bevanda anche a piatti salati. Molto delicato è l’infuso di basilico di colore lilla che va bevuto tutto d’un fiato.



Riso Pilav a  Istambul
Riso Pilav

 

Il Pilav è un’altra specialità e si compone di riso e ceci, talvolta accompagnato da pollo, più o meno speziato a seconda del ristoratore. Questo è un piatto da provare molte volte, ad ogni assaggio vi sembrerà sempre diverso, perché cambia proprio in base alle proporzioni degli ingredienti.

 

 

Non propriamente un cibo da strada, ma è facile pensare a quanto è piacevole prendere un sacchetto di turkish delight in uno dei negozietti specializzati o al mercato delle spezie e mangiarne una ogni tanto mentre si cammina. Sono dolci, molto dolci, colorati e speziati. Alcune gommosi, altie simili a torroncini. Attenzione: sono davvero molto caloriche!

 

Nella piazza centrale di Kadikoy, nella zona asiatica ci sono  antiche pasticcerie dove potrete trovare infinite varietà di dolci e confezioni regalo tardizionali.

Una delle più antiche pasticcerie è quella del Cafer Erol, che produce i lokum e li vende dal 1807. Se andate a Istanbul bisogna assolutamente immergere gli occhi dentro i loro contenitori di vetro traboccanti di lokum, dolcetti come torroncini al pistacchio e nocciola, baclava ( sono quelli a pasta filo di miele) e una fontana di cioccolato dove immergere i bocconcini.




 

Alla fine vi è venuta voglia di andare a Istambul? Se decidete fatelo in primavera: non fa troppo caldo ma nemmeno troverete la tempesta che noi, temerarie, abbiamo sfidato per goderci il weekend.

 

 

 

 

 

 









































































































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