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Intelligenza Artificiale: siete pronte per questa nuova frontiera?

  • Immagine del redattore: Terry
    Terry
  • 26 lug 2023
  • Tempo di lettura: 6 min


Ultimamente la tecnologia ci sta facendo disperare essendosi impossessata delle nostre vite sui social, avendo fatto danni con gli You-tuber e creato mondi paralleli come il Metaverso.


Il Metaverso non e più la priorità perché è emersa la sigla AI: Artificial Intelligence.

Il dibattito vero è cominciato da poco perché sembra rivoluzionerà le nostre vite ma non si sa se solo in bene o anche in male.


E un po’ un dubbio amletico: aiuterà o sostituirà l’uomo? Un po’ tutti e due, io la vedo così.


Un po’ come l’energia nucleare: ce l’hai ma devi fare attenzione a usarla o distruggi il mondo.


L’intelligenza artificiale non è nuova, si sperimenta da anni ma è arrivata a un punto di avanzamento tale che tutti ne parlano.


Tutti abbiamo sentito parlare di questa app, ChatGPT, che dovrebbe interagire con noi come se ci fosse di fronte un umano, che può scrivere testi, elaborare risposte, può anche trasformare le conversazioni in immagini.



Se guardo ai miei nipoti il futuro mi appare solitario, spersonalizzato e vuoto.


Gli studiosi di tecnologia dicono che non sarà così perché la creatività umana e i sentimenti non possono essere sostituiti, sono univoci per ogni individuo e dopotutto l’AI è governata da algoritmi predeterminati dall’uomo.


Secondo il CEO dimissionario di Google, un esperto americano di nome Altman e uno italiano, Dario Amode,i dobbiamo però preoccuparci : affermano che "mitigare il rischio di estinzione causato dall’AI, dovrebbe essere una priorità globale insieme ad altri rischi come le pandemie e la guerra nucleare".


Una cosa così spaventosa che porterà alla distruzione? Non lo so perché le Cassandre non sono mai precise.


A contrastare questo terrorismo è Meredith Whittake, esperta del settore, che dichiara di non credere ai fantasmi anche se possono essere eccitanti; raccontare questo grosso potere che avrebbe l’intelligenza artificiale significa sovrastimarne le sue potenzialità a beneficio delle aziende che la controllano.


In ogni caso, a scanso di equivoci, a giugno il Parlamento Europeo ha votato il primo regolamento al mondo su questo argomento: l’AI Act.


Al momento l’AI riesce a fare dei semplici ragionamenti ma con il ritmo del progresso le cose miglioreranno velocemente e quindi dobbiamo perlomeno 'occuparcene'.



La vera differenza tra i sistemi biologici (uomo) e i sistemi digitali è che ci sono molte copie dello stesso modello che possono imparare separatamente ma condividono le informazioni per cui ogni volta che acquisiscono una conoscenza tutti la imparano immediatamente: un numero infinito di AI che conoscono noi.


Gli esperti del settore, gli ideatori di questa nuova tecnologia confermano che sarà di supporto e non una minaccia per il lavoro umano.


Recentemente la Pusan National University ha affermato che tra alcuni progetti dell’uomo e quelli generati dalla AI è emerso che, sebbene fossero simili, quelli umani si differenziavano per unicità e originalità derivanti dalla esperienza delle persone, cosa che l’AI non può avere.


La scrittrice Tamil S J Sindu afferma: “We don’t need AI to make art. We need AI to write emails and clean the house and deliver groceries so humans can make more art”.


Tradotto: Non abbiamo bisogno dell’AI per realizzare opere d’arte. Abbiamo bisogno dell’AI per scrivere emails, pulire casa, consegnare la spesa così gli uomini potranno fare più opere artistiche.



Al momento ci sono begli esempi di come sia stata utilizzata per il bene.


Un giornalista, Gianluca Nicoletti, padre di un figlio autistico che non parla, sta realizzando una chatbot che parli con la sua voce costruendo un altro se stesso vocale, un agente intelligente che dovrebbe riprodurre perfettamente il suo modo di parlare e di pensare depositando in un laboratorio le sue parole e i suoi pensieri.


"Sarà un’eredità che lascerò a mio figlio così chi si occuperà di lui potrà contare su una risorsa in più per continuare a sostenere la mia battaglia".


Comunque, in tutto il mondo si parla dell’AI e l’industria della moda non ne è certo esente: la moda è novità, anticipazione per antonomasia anche se molto radicata con la tradizione. C’è un grande valore dell’originalità, nel creare dal nulla e la tecnologia rappresenta invece l’opposto. Dal Metaverso all’oro degli NFT, la corsa all’avant-garde è connaturata nell’innovazione della moda.


È lecito pensare che quello che è nato per creare modelli che favoriscono la diversità e l’inclusione finisca per generare nuovi canoni di bellezza e dare voce anche ad un pubblico dimenticato.


Molti direttori creativi hanno riflettuto su questo legame a partire già dal 2006 arriavando all'ultimo fashion show dove è stato dimostrato come spruzzare un vestito che si è materializzato su una modella o visto l’interazione tra una modella e un robot.

Si vedono i robot che sostituiscono operai nelle fabbriche, addetti alle pulizie, disegnatori, artisti e altro, ma non sono ben visti dalla maggior parte delle persone.



L’estro però rimane la componente più importante anche se si parlerà meno di direttore creativo e più di un coordinatore.


Un esempio calzante è un sondaggio fatto da Tiffany in collaborazione con Nike, per lanciare una nuova trainer. Sui social è stato chiesto agli utenti di creare e immaginare con l’intelligenza artificiale come poteva essere questo nuovo modello. Sono arrivate tantissime proposte di scarpe nei toni del celebre azzurro Tiffany ma il modello rilasciato poi dal brand è un semplice paio di scarpe nere col baffo azzurro.



Un modo diverso di usare questo potente strumento è stato utilizzato e sarà mostrato in occasione dell’Africa Fashion Week che si terrà a fine Agosto ad Amsterdam.


La collaborazione è nata tra la New Silver Generation (NSG), un gruppo fondato da Anthony Fitzgerald, e un artista contemporaneo, nonché film director, nigeriano di nome Malik Afegbua.


Dedicheranno un giorno intero al Senior Fashion Show per parlare di moda ad una fetta di clienti troppo spesso dimenticata.



L’intento della NSG è quello di dedicare, promuovere e supportare modelli di età superiore ai 50 anni,anche di colore, cogliendo la sfida di contrastare ‘l’ageismo’ e ridefinire la percezione dell’età nel mondo della moda.


Afegbua ha creato con l’AI immagini di modelle e modelli che sembrano più vecchi in abiti meravigliosi con una sfilata virtuale fatta di persone inesistenti.


Il messaggio è stato colto da Ruth Carter, designer che ha vinto un oscar, affascinata dalla visione che c’è dietro questa sfilata: mixare la fashion Afro-Nigeriana con qualcosa di Afro-futuristico.


La sfida di Malik è di poter usare l’AI nell’arte per comunicare fiducia in un mondo reale migliore e più stiloso e fashion per le persone in età.



Trovo geniale l’uso della tecnologia per comunicare messaggi di inclusività non marginalizzando le persone di colore in età come è stato fatto fonora.


Queste le sue parole: "non ho mai visto un fashion show per persone ageè ma loro esistono-così perché no?"


Non manca neanche chi ha già trovato un modo per eludere l’AI : si utilizza l’AI creando, per esempio, tessuti con algoritmi incorporati che riescono a confondere il riconoscimento facciale.


Oltre all’utilizzo pratico è interessante capire come tutto ciò cambierà l’esperienza di shopping, partendo dal presupposto che il mondo femminile è attratto in primis dall’aspetto visivo, poi la recensione online e infine il feedback di un influencer seguito.


In un vicino futuro l’intelligenza artificiale sarà usata per personalizzare gli acquisti, occupandosi di comprendere il comportamento dei clienti.



Durante i vari lockdown le persone non potevano uscire: sono stati creati camerini virtuali, servizi fotografici virtuali, possibilità di inserire su una nostra foto o avatar, l’abito che ci piace e vedere subito se ci sta bene o non ci piace. Un modo per farci sembrare normale la vita.


Il traffico dei punti vendita è in calo da anni, lo Smart work sempre più diffuso con uscite in prossimità, le nuove generazioni sono molto attente alla sostenibilità e vogliono informazioni dettagliate.


L’AI sembra che sia in grado di mappare il nostro viso, scegliere per noi, ci può consigliare colori, modelli, beauty a patto che non sia lei ad avere l’ultima parola!


Due persone su dieci scelgono di fare un acquisto in un negozio fisico ma dopo aver cercato online; cerchiamo su internet, confrontiamo, navighiamo alla ricerca del prodotto che sappia rispondere meglio alle nostre esigenze ma allo stesso tempo ci piace ancora annusare, guardare, indossare.


Succede che in questa realtà i confini che separano il mondo reale da quello fisico sono sottili, interconnessi e dipendenti gli uni dagli altri.



L’acquisto diventerà phigital cioè un’interazione tra fisico e virtuale: unisce il meglio dell’esperienza fisica, a cui non siamo pronti a rinunciare del tutto, con il meglio dell’esperienza virtuale fatta di velocità e completezza delle informazioni.


Certo è che le nuove generazioni e quelle future vogliono essere rassicurate che la sostenibilità sia reale e certificata per cui la ricerca online diventa un’esigenza, più completa di dettagli.



I giovani sanno molto bene cosa vogliono ottenere, sono digitali e così imparano a comunicarlo anche ad un assistente virtuale.

Esistono già dei software che consentono alle persone di caricare una foto e vedere i nuovi vestiti su di se; sarà così per il taglio di capelli o il make-up.


Ci stiamo avviando ad un’era tecnologicamente molto avanzata e dobbiamo imparare ad essere noi ad usare questo strumento e non lo strumento che crea dipendenza.



Ma siamo ancora agli albori, stiamo vivendo il fulcro di questa rivoluzione: siamo veramente pronti a cambiare le nostre abitudini?


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