I guanti, come abbinarli: fascino e moda di un accessorio con radici lontane.
- Terry
- 11 dic 2024
- Tempo di lettura: 13 min

Come parlare di guanti in modo ironico:
Ma dove metto le mani?
Non in tasca no..mica sono annoiata!
No nei capelli no...mica sono arrabbiata!
No in pasta no... mica sono affamata!
Le metto nei guanti.
Dieci dita da vestire e da proteggere con un outfit che vale doppio
tutt'altro che alla mano perché elegantemente alle mani...
oppure in un solo guantino ovverosia riservato esclusivamente
a cinque dita per sventolare con l’altro un salutino.
Insomma in stile ed eleganza sono un equilibrio delicato da trattare assolutamente coi guanti!
Rita
Il fascino e la tendenza dei guanti ha radici lontane e ora sono in tutte le sfilate.
Guanti lunghi, morbidissimi, in pelle, di pelliccia o con strass sono ritornati di tendenza e oggi assumono il ruolo di accessorio non solo per proteggere dal freddo ma anche da indossare agli eventi o come accento glamour per ravvivare un look basic.
Ecco come abbinarli per vezzo o per affermare la tua personalità:
l’uso dei guanti funziona perché non fanno passare inosservata te!
Mai come questa stagione si sono visti tanti guanti, un accessorio con una triplice funzione: riscaldare le mani, coprire i gioielli quando si va in giro ma soprattutto completare un look.
Guanti in pelle colorati
Divertititi coi colori come il rosso il viola o il giallo e il verde; possono essere lunghi per coprire le mani di un capospalla con manica a 3/4 o per dare un tono ad un abitino senza maniche. Indossateli con outfit monocromatici come il tutto nero, il tutto rosso e vedrai brillare tutto l’insieme.
I guanti colorati si possono indossare anche con il cappotto, col blazer, per dare un tono chic alla vostra personalità.
Non dimentichiamo poi i colori neutri come il marrone o il cammello sepcialmente se trovate modelli divertenti; io per esempio ne ho un paio cammello con le frange e uno nero corto con borchiette gold che indosso su look da giorno minimal.
Guanti dal taglio corto o da guida
Sono guanti in contrasto al classico e anche al modello ‘opera’, arrivano al polso e li si fermano. Rispolverati anche i guanti da guida, aperti sul dorso della mano, specialmente se hanno cinturini, fibbiette o borchie che ne esaltano la fattura. Ti consiglio di indossarli con tubini o gonne in pelle, sotto a una giacca in ecofur meglio se colorata e sono perfetti anche per le occasioni speciali.
Si perchè con le braccia nude i guanti acquistano il ruolo di protagonisti e lascerai tutti a bocca aperta.
Guanti da montagna
Sono realizzati impermeabili come quelli da sci o imbottiti come quelli da lavoro ma i più portabili per noi sono quelli con bordature in pelliccia colorata.
I migliori hanno il pelo solo sul dorso della mano cosicchè quando li indossi possono imitare il bordo di una manica.
Colore, colore colore per questi style.
Sono caldi e leggeri, normalmente realizzati in lana o cachemire più pelliccia e con colori a contrasto. Abbinali a completi con gonna e giaccone corto in tessuto corposo come un tweed o una flanella pesante. Secondo me il look assume un’aura di signora raffinata che passeggia a St. Mauritz!
Guanti lunghi in pelle o in maglia
Secondo me sono facili per tutte noi e io personalmente li indosso arricciandoli sul polso. Si trovano anche già goffrati senza dover muoverli di tanto in tanto per ridar loro forma.
I colori come il grigio, il blu, il nero oil marrone caldo sono perfetti per questo stile. Se li abbini in contrasto dai una ventata di freschezza e raffinatezza ad un classico cappotto o ad un completo che hai già in armadio.
Non da meno i guanti in maglia vestono le mani nelle giornate molto fredde: in cachemire o lana cotta, con lavorazioni a trecce o a costa sono l’ideale per le giornate outdoor, le giornate come si dice ’off’.
Guanti opera, satin o velluto
I guanti opera ricordano le dive di Hollywood, indossate da star del cinema icone.
Può essere che li trovi nel cassetto della nonna o molto probabilmente in negozi di vintage. Io li adoro e ne ho un paio in daino (ai tempi si poteva usare, ora non più) sottilissimi e con una allacciatura di bottoncini ricoperti sul polso: un po ingegnosi da indossare ( una volta le dame di compagnia usavano degli uncinetti per allacciarli); indossati sono veramente chic, raffinati, eleganti.
Si chiamano opera proprio perché si usavano anche nei secoli addietro per andare all’opera.
Oggi si trovano in velluto, in satin o tutti ricamati, perfetti per le mise da sera potendoli abbinare riprendendo un particolare dell’abito. Se osi è bello anche su un look alternativo o per dare un tocco glamour in più ad una mise minimal.
I colori sono il nero e il blu oppure l’argento se trasparente.
In pizzo nero fanno molto anni ‘40, stylish indossati con camicie di satin.
La riscoperta dei guanti non può che essere un valore aggiunto, alla portata di tutti e non da ultimo un bellissimo regalo per una donna che ama vestire bene.
Ma come e quando sono nati i guanti?
La storia dei guanti possiede origini antichissime e se ne attribuisce la nascita addirittura agli dei.

Una leggenda attribuisce l'invenzione dei guanti alle Grazie che, chiamate in soccorso da Venere ferita alle mani, le avrebbero cucito delle bende attorno alle dita.
Imposto da necessità climatiche presso le antiche popolazioni settentrionali, il guanto ebbe in ogni tempo utilizzazioni e significati diversissimi.
Il guanto è un accessorio che ha una lunga storia derivata dalle sue funzioni, ossia proteggere le mani dal freddo e dallo sporco; per questo è comparso da subito nella storia del costume.
Le pitture rupestri suggeriscono che gli uomini primitivi indossavano semplici muffole, probabilmente lavorate a maglia, fin dall’era glaciale.
Sappiamo che già gli antichi egizi usavano i guanti, così come si è potuto scoprire dai reperti archeologici trovati nelle tombe. Ma i più antichi guanti esistenti, realizzati nel 300 a.C., sono un particolare modello in lino allacciato all’altezza del polso, rinvenuto nel 1922 nella tomba del faraone Tut-ankh-amon in Egitto: pare che li usasse per guidare il carro,

Li utilizzava per tenere le redini, un’immagine dal significato anche simbolico. È uno dei primi esempi di quanto i guanti fossero importanti per la nobiltà, la chiesa e il sistema giudiziario: Tut-ankh-amon li incarnava tutti e tre.
Le popolazioni dell'Asia offrivano guanti preziosi come tributo ai Faraoni, e nella tomba di Tut-ankh-amon sono stati trovati guanti di lino da bimbo, il che dimostra come essi avessero anche un uso pratico.
Per gli uomini erano un segno di prestigio, mentre le donne li usavano per proteggere la pelle delle mani dopo essersi cosparse di unguenti profumati ed emollienti.
Inizialmente la loro forma era diversa da quella che conosciamo oggi, infatti si trattava di semplici sacchetti, simili alle nostre tasche, che si legavano ai polsi.
I primi guanti potevano essere lavorati a maglia a casa (nel caso dei poveri o della classe lavoratrice) oppure cuciti in tessuto o pelle (per i ricchi). Avevano scopi utilitaristici anche per l’alta società: nell’Odissea Omero cita personaggi che indossano guanti per evitare i rovi.
Solo successivamente si aggiunse lo spazio per il pollice, così da consentire la presa. La comparsa delle altre 4 dita è successiva e questa innovazione segna il momento in cui il guanto acquista anche un valore di bellezza e diventa ornamento.
Gli antichi romani possedevano addirittura due termini distinti per i guanti: i “digitalia” coprivano anche le dita della mano, mentre i “manicae” coprivano interamente l’arto. I digitalia erano usati dai servi per la raccolta delle olive e quindi furono forse strumenti.

Peculiare sembra il fatto che proprio i barbari diffusero in Europa questo capo d’abbigliamento, che cominciò ad avere ampia diffusione dal VI secolo. Greci e Romani trovarono i guanti usati da barbari abitanti in climi più freddi (Persiani e Galli) e ne fecero uso anch'essi, ma solo eccezionalmente per scopi speciali.
Altra popolazione che usò i guanti fu quella dei Longobardi, che addirittura li usavano durante il rito nuziale in cui lo sposo donava alla sposa un suo guanto da guerriero e la spada.
I guanti divennero più comuni nell’Europa medievale, ma poiché richiedevano più risorse e abilità rispetto alle semplici muffole (per le dita e tutte le cuciture) in genere erano utilizzati soprattutto come indumento resistente: in cotta di maglia per andare in guerra, in pelle robusta per forgiare il ferro, o come accessorio alla moda o da cerimonia per i ricchi.
I cavalieri europei ne indossavano in metallo e lunghi oltre il polso, usandoli come protezione e per apparire minacciosi.
Già nel Medioevo i guanti avevano una determinata importanza nelle regole sociali ed erano legati ad un determinato gruppo di persone: i nobili e le fasce del clero. Ognuno aveva la sua tipologia e caratteristica. E’ proprio questo il periodo storico che ci si riferisce quando si usano espressioni come “lanciare il guanto di sfida” oppure “trattare con i guanti”.
Se i membri delle classi meno abbienti continuarono ad usare i guanti in tessuti grezzi e poco rifiniti, sempre di più i nobili sceglievano per sé tessuti pregiati, ricami e modelli che si adeguassero allo stile di vita, creando le prime mode.
Verso il sec. IX i guanti cominciarono a essere adottati anche dalle donne: di seta, di pelle o di canapa, semplici o ricamati, a grandi risvolti sul polso o chiusi da parecchi bottoni, foderati di seta o di pelliccia: servivano nel cavalcare e per viaggio. I più pesanti e di taglio speciale erano i guanti da falconiere: se ne faceva in genere uno solo, di grossa pelle di cervo o di bufalo o anche di panno guarnito di bottoni d'oro, e un solo guanto si adoperava per il gioco della palla e per il gioco dell'arco .

Verso il sec. XII in Francia i carnefici ebbero un paio di guanti nuovi a ogni esecuzione. Nei secoli XII e XIII in Francia, in Spagna, in Italia il lusso dei guanti arriva al suo massimo splendore: floridissimo il commercio, numerose le corporazioni di guantai dei vari centri di produzione. I guanti di pelle, di seta e di maglia vengono ricamati a colori d'oro, d'argento sul dorso della mano.

Sorge un'etichetta del guanto che ne segna le norme precise (Les arrêts d'amour di Martial d'Auvergne, sec. XV): così non è permesso presentarsi al re o ad altri importanti personaggi, entrare in Chiesa con le mani inguantate e neanche salutare o ballare; nel lutto i guanti vengono abbandonati.
È un atto di rispetto e di sottomissione, frequente nella vita privata del tempo, offrire guanti in dono. Nelle università gli studenti devono dare guanti agli esaminatori e i docenti sono obbligati allo stesso omaggio verso i personaggi che visitano l'università. Il guanto diviene così insegna di dottori, di giudici e di ogni laureato. All'università di Pisa c'era l'uso di regalarne a ogni laurea.
Nel sec. XV in Italia grande è la voga dei guanti profumati adorni di pietre preziose: rinomati quelli di Venezia dalle conce speciali a base di essenze odorose.
Magnifici erano i guanti del doge, simbolo della sua autorità. Gli anelli sopra i guanti, portati per tutto il sec. XV, vengono un poco detronizzati dai guanti ad aperture che lasciavano vedere le pietre degli anelli (guanti a crevet o trinciati).
Nel '500 i guanti sono ormai considerati ornamento indispensabile, vengono donati nei banchetti e nelle feste di matrimonio e persino imposti alle cortigiane.
Nel Medioevo cresce dunque l'importanza di questo accessorio perché era segno di autorità degli imperatori e dei re e simbolo d'investitura feudale. Dare un guanto significava anche affidare una missione di fiducia, investire di pieni poteri, mentre anticamente aveva testimoniato la trasmissione di beni.
Nella cessione di terre il proprietario dava allora all'acquirente, in presenza di testimoni, un guanto riempito di terra presa dal campo venduto. L'uso di considerare il guanto quale pegno di fedeltà si protrasse sino al sec. XVI.
I guanti che venivano benedetti a Reims nella cerimonia dell'incoronazione stavano a significare che il re aveva da Dio l'investitura della sua autorità. Gettare un guanto contro qualcuno era segno di guerra aperta, inviarlo per qualsiasi tramite significava lotta sino alla morte.
Nella giustizia medievale il giudice dichiarava condannato il colpevole gettandogli contro un guanto.

E’ in Francia, alla corte di Luigi XIV, che fecero la comparsa i guanti alla Moschettiera caratterizzati da un’ampia larghezza dell’apertura, una sorta di guanti a zampa d’elefante. Successivamente, durante l’Impero, per le donne si usarono guanti lunghissimi, fin sopra il gomito e coloratissimi.
Nelle corti di tutto il continente, i guanti ingioiellati erano popolari sia tra gli uomini che tra le donne e spesso erano profumati, per scacciare le malattie in quanto le persone credevano circolassero nelle esalazioni. Questi cosiddetti guanti “dolci” erano intrisi di profumi, di erbe e spezie, che aiutavano, anche, a mascherare il terribile odore della pelle conciata con escrementi animali.
Caterina de’ Medici, regina francese di origini italiane, rese famosi questi guanti profumati presso la corte di Francia nel XVI secolo e fu persino accusata di averne usato uno per avvelenare un reale spagnolo. Anche se questo pettegolezzo non fu mai confermato, è stato tramandato per decenni e ha ispirato la trama del romanzo di Alexandre Dumas del 1845 intitolato La Regina Margot.
In Europa, all’epoca di Elisabetta I, le donne e gli uomini delle classi abbienti raramente apparivano in pubblico senza guanti; si trattava di un modo per indicare sia il loro status, ma anche per adeguarsi alla moda.
I guanti erano complicati da realizzare, perciò erano decisamente articoli di lusso; i benestanti indossavano i guanti o li tenevano in mano mentre, nella chiesa cattolica, i sacerdoti indossavano i guanti per indicare la castità.
Da secoli, la cerimonia di incoronazione dei sovrani britannici prevede un rituale per cui un ufficiale di corte sfila il guanto destro del sovrano per infilare l’anello dell’incoronazione sul dito del re o della regina.


Durante il XVIII e il XIX secolo il crescente benessere sia in Europa che nelle Americhe portò a una maggiore richiesta di guanti per ogni esigenza, dall’equitazione agli eventi regali. Indossare i guanti diventò un segno di appartenenza al ceto medio o alto, perché significava potersi permettere di coprirsi le mani ed evitare che il sole le rovinasse. Implicitamente, voleva dire che non avevi bisogno di lavorare.
Tipici dell’ottocento sono anche i cosiddetti guanti “mitaines” (manicotti), ossia guanti generalmente traforati, in seta o cotone, che arrivavano anch’essi a metà braccio, ma lasciavano scoperte tutte le dita tranne il pollice.
Nel XIX secolo una persona benestante poteva cambiare i guanti più volte al giorno, indossandone un paio corto per guidare la carrozza durante l’uscita pomeridiana oppure, per le donne, mettere quelli abbottonati da opera, lunghi fin sopra il gomito, da sfoggiare a una festa. Realizzati in seta, cotone o pelle (il capretto era particolarmente apprezzato), molti guanti erano bianchi, quindi dovevi comprarne molte paia e sostituirli spesso.
La moda dei guanti si rivolge anche alle donne che iniziano a uscire di casa, c’erano attività più pubbliche e collaborative da esercitare, come fare giardinaggio, guidare, scrivere a macchina; servivano indumenti adatti a recarsi in quei luoghi.

Iniziò a emergere un complesso galateo e simbolismo: ad esempio, tra uomini, togliersi un guanto per stringere la mano significava fiducia, mentre le donne li sfilavano solo per mangiare.
Questi indumenti erano talmente diffusi da ispirare tutta una serie di accessori correlati: scatole per guanti, contenitori lunghi e rettangolari, e aghi da maglia, come gli uncinetti usati per abbottonare le paia più lunghe.
Poiché anche gran parte del popolo li indossava, intere città e comunità nacquero intorno al loro commercio, in primo luogo in Italia e in Spagna, e successivamente anche in Inghilterra e nelle Americhe. In Inghilterra erano organizzate in “corporazioni dei guantai” spesso turbolente, tra cui la Worshipful Company of Glovers of London,fondata nel 1349 e ancora attiva in occasione di importanti cerimonie reali. Negli Stati Uniti la cittadina di Gloversville vicino a New York ha prodotto circa il 90% dei guanti a livello mondiale fino alla metà del XX secolo.
Gli artigiani, uomini che lavoravano nelle fabbriche e donne che generalmente cucivano a casa, divennero abili a realizzare dita ancora più calzanti e a tagliare la pelle di sbieco, così che i guanti potevano allungarsi pur mantenendo la loro forma. La maggior parte seguiva un modello in quattro parti (semplice solo in apparenza) che spesso si ritrova nelle aziende moderne.
Negli ultimi due secoli il modo di realizzare i guanti è rimasto sempre lo stesso.
In alcuni casi i materiali sono più elastici, ma i modelli sono praticamente identici. Sembra semplice, ma realizzarli in modo che si adattino alle mani è difficile.
Esisteva. ed è tuttora reperibile, una particolare forbice, uno strumento che serviva per allargare le dita dei guanti in pelle.
I guanti per i medici nacquero per caso ed hanno una loro storia.Si dice che William Stewart Halstead, il primo primario di chirurgia presso il Johns Hopkins Hospital di Baltimora, era innamorato della sua infermiera di sala, Caroline Hampton. Le mani di lei si stavano rovinando a causa dell’uso dell’acido fenico e di altri antisettici aggressivi in ospedale. Perciò, Halstead chiese all’azienda Goodyear Rubber Works di realizzare per lei un paio di guanti personalizzati in lattice. Questi guanti hanno risolto il suo problema e altri operatori sanitari hanno iniziato a indossarli perché aiutavano anche la loro manualità. Hampton e Halstead alla fine si sposarono e i guanti in lattice sono tuttora usati da medici e infermiere.

I guanti furono usati all’inizio del XX secolo, sia dagli uomini, che li consideravano utili per tenere il volante delle moderne carrozze senza cavalli, sia dalle donne che indossavano quelli lunghi e stretti del secolo precedente.
Stranamente, però, nonostante fossero diffusi durante la pandemia influenzale del 1918 e 1919, la famosa Spagnola, non erano considerati una barriera contro l’infezione, a differenza del COVID che sappiamo poteva diffondersi sulle superfici, le persone pensavano che l’influenza spagnola potesse diffondersi solo con tosse e starnuti.

Negli anni ’20 ottimismo e libertà portarono alla moda degli abiti da donna corti al ginocchio impreziositi dalle frange e dell’abbigliamento più sportivo per gli uomini: i guanti divennero più corti e meno formali, proprio come si furono accorciate le acconciature a caschetto e le gonne per le donne.
Eppure, i guanti eleganti non erano ancora scomparsi: le donne hanno continuato a indossarli in contesti sociali e lavorativi durante tutti gli anni ’60. Li indossavano persino per scrivere a macchina (un’abitudine piuttosto costosa) perché l’inchiostro rovinava le mani.
I turbolenti cambiamenti sociali e stilistici che accompagnarono la fine degli anni ‘60 riuscirono a cancellare l’idea che tutti dovessero indossare i guanti nella buona società, relegandoli soprattutto al ruolo di accessori invernali o a protezioni per il giardinaggio.
Solo recentemente il guanto ha ripreso il suo protagonismo.
Quasi tutti i paesi producono e danno pelli all'industria guantaria: le più apprezzate di capretto si trovano nelle lande alpine e montane d'Italia, Francia, Svizzera, Austria e Germania. L'Italia, la Francia, l'Austria e la Russia forniscono anche ottime pelli di agnello.
La maggior quantità di pelli per guanti proviene dai paesi mediterranei, specialmente dagli stati balcanici, dalla Spagna e dall'Asia Minore. L'Arabia produce le cosiddette teste nere che servono alla preparazione delle preziose pelli vellutate per guanti, chiamate mocha; quantità non indifferenti vengono prodotte pure dall'Africa, l'Australia, l'America Meridionale. Oltre al montone, all'agnello e al capretto vi sono altri animali le cui pelli si prestano alla fabbricazione dei guanti: in America anche i puledri e i cani.
Durante il COVID-19, poi, il ritorno dei guanti ha indicato un rinnovato interesse verso queste protezioni anti germi per le mani.
E per il momento la storia si ferma sperando di non dover più usare i guanti per le epidemie ma solo per nostro diletto creando un prolungamento colorato delle nostre braccia.
Il futuro non è prevedibile anche se qualsiasi proiezione futuristica vede umanoidi guantati!

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